L’Unione Europea ancora una volta dimostra di essere un’area senza bussola. Da anni rivendica la sua propensione al libero mercato, salvo non far seguire alle parole i fatti. E l’ennesimo test che rischia di fallire sta andando in scena proprio in questi giorni a proposito dell’accordo con il Mercosur. Si tratta di un’area di libero scambio in America Latina, di cui fanno parte attualmente Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay come membri effettivi, mentre il Venezuela è stato sospeso dal club.
Dazi giù del 90% con Mercosur
L’accordo consentirebbe alle imprese europee di risparmiare qualcosa come 4 miliardi di euro in dazi. Questi verrebbero abbattuti del 90%, chiaramente anche nel caso delle merci sudamericane importate dall’Unione Europea. Nascerebbe l’area di libero scambio più grande al mondo con oltre 700 milioni di abitanti. Per le imprese europee ci sarebbe un mercato da 290 milioni di consumatori da poter sfruttare meglio.
La Francia di Emmanuel Macron è contraria. Sostiene che ci sarebbero grossi contraccolpi all’agricoltura, in quanto le coltivazioni nel Mercosur non seguono gli stessi standard europei e risultano essere, pertanto, a basso costo. Una concorrenza sleale, insomma, che rischia di mettere in ginocchio il comparto. E sappiamo quanto gli agricoltori contino a Parigi. Problematiche realissime, non invenzioni del presidente francese. Ma è possibile che in 25 anni di trattative non si sia mai trovata una soluzione? Proprio in questa fase, Bruxelles teme i dazi della prossima amministrazione Trump e invoca il libero mercato per continuare a commerciare con la superpotenza mondiale senza limitazioni.
Francia da sempre contraria ad accordi commerciali
Peccato che, mentre pretende che le proprie imprese esportino senza l’imposizione di tariffe, non lo stesso concede alle altre economie con cui commercia e rispetto alle quali teme di poter subire una forte concorrenza. In sostanza, un atteggiamento opportunistico che agli occhi del prossimo governo americano non passerà inosservato. “Qua nisciun è fess”, direbbero a Washington se parlicchiassero un po’ di napoletano. Anche perché non è la prima volta che, alla prova dei fatti, l’Europa si tira indietro rispetto a un accordo commerciale.
Quasi dieci anni fa toccò agli stessi Stati Uniti subire l’ostracismo di Bruxelles. E anche quella volta fu la Francia di François Hollande ad opporsi alla ratifica. Quello era stato il secondo tentativo, dopo che sempre la Francia nel 1995 aveva fatto naufragare la firma in difesa della propria industria editoriale. Dopodiché, arrivò alla Casa Bianca Donald Trump e l’Europa s’inventò di essere il soldato del libero mercato nel mondo. Dimenticò di aggiungere, soltanto quando è certo il beneficio degli accordi commerciali in suo favore.
Libero mercato a parole
Macron è stato incensato sin dal suo arrivo all’Eliseo nel 2017 quale tutore proprio dei principi di apertura al mercato, espressione di una nuova Francia liberale in economia e lontana dalle solite tentazioni dirigiste. Otto anni e mezzo dopo possiamo affermare che siamo dinnanzi ad un’allucinazione di massa. Il libero mercato è respinto anche dal presidente francese in carica nei fatti. Si tratta di un’arma ideologica che viene brandita contro i nemici veri o presunti della globalizzazione, ma che non è supportata dalla realtà. Ci sarà da ridere quando a gennaio, insediato ufficialmente, il tycoon imporrà dazi più alti sulle merci europee e gli ribatteremo la nostra fiducia nel liberalismo. Mezzo mondo ci spernacchierà.