Sul blocco e sblocco licenziamenti è di nuovo polemica fra governo e sindacati. Il presidente del Consiglio, sentita Confindustria, ha deciso di non prorogare il blocco dei licenziamenti dopo il 30 giugno.
Dal 1 luglio i datori di lavoro potranno quindi tornare a licenziare liberamente a patto di non fruire del sostegno economico offerto dalla cassa integrazione covid. In particolare, il decreto Sostegni bis prevede che le aziende che non ricorreranno più alla Cig non saranno più soggette al divieto di licenziamenti dei dipendenti.
Licenziamenti, si riparte il 1 luglio
Inizialmente si era pensato di estendere il blocco dei licenziamenti fino alla fine di agosto, ma poi si è tornati sui passi iniziali. Dal 1 luglio 2021 cade quindi definitivamente il divieto, ma è stato introdotto altresì un incentivo a non licenziare.
In altre parole se un’azienda è veramente in difficoltà economica e chiede la cassa integrazione covid, non potrà licenziare. Diversamente non avrà più accesso agli ammortizzatori sociali. Quindi una sorta di compromesso che va incontro anche alle esigenze dei datori di lavoro che da tempo chiedono di poter organizzare liberamente la gestione del personale.
Il decreto Sostegni bis prevede per le aziende che utilizzeranno la cassa integrazione covid la possibilità di non pagare i previsti contributi addizionali fino al 31 dicembre 2021. Si dovranno però impegnare a non licenziare.
Sindacati in rivolta
Dura la presa di posizione dei sindacati nei confronti del Ministro del Lavoro Andrea Orlando che aveva ventilato la possibilità di proroga del blocco licenziamenti. Il rischio ora, secondo il leader della Uil Pierpaolo Bombardieri, è che molti posti di lavoro possano saltare. La stima va da 500 mila a 2 milioni di posizioni.
Si tratta, per il segretario, di una “bomba sociale” se non si farà, prima della fine del blocco dei licenziamenti, la riforma degli ammortizzatori sociali. In mancanza di una rete protettiva, il tasso di disoccupazione rischia di balzare in alto nel giro di pochi mesi.
“Ci aspettiamo una situazione molto complicata – afferma Bombardieri – Bankitalia dice che le persone sicuramente a rischio sono oltre 500.000. I nostri dati parlano di una platea due milioni. Il range è tra i 500.000 e i due milioni. Bisogna dare una risposta ai lavoratori per non far scoppiare una bomba sociale“.
Meloni (FdI): il problema è un altro
A fare il punto della situazione e ad attaccare il governo è anche la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. Secondo FdI il tema da affrontare è quello della sopravvivenza aziende, non dei licenziamenti che sarebbero una naturale conseguenza.
“Mi pare – dice Meloni – che il tema del blocco o sblocco dei licenziamenti sia un falso problema. Se noi non ci concentriamo sul fatto che oggi le imprese hanno una enorme difficoltà a sopravvivere, non ci sarà blocco dei licenziamenti che tenga“.
“Dall’inizio della pandemia la priorità che noi abbiamo portato avanti è quella di dare aiuti alle aziende affinché potessero non chiudere. La grande questione irrisolta di questo tempo è come facciamo a impedire che chiudano le aziende e ad evitare una ecatombe occupazionale“.