Licenziamento e pensionamento forzato prima dei 70 anni: i contributi possono salvare?

Fino a 70 anni la scelta di restare a lavorare è un diritto o può scattare il licenziamento per pensionamento forzato? Come contare i contributi che salvaguardano il posto di lavoro.
7 anni fa
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Ci occupiamo spesso della possibilità di pensione anticipata. Ma che cosa prevede la legge nel caso di lavoratori che, raggiunti i requisiti anagrafici o contributivi per la pensione, vogliono restare in servizio? E’ una loro scelta o, se il datore di lavoro non è d’accordo, è ammesso il licenziamento per pensionamento forzato? Di questa ipotesi, sebbene rara rispetto a quella dei lavoratori che faticano ad ottenere la pensione anticipata, ci siamo già occupati in riferimento alle novità introdotte dalla Legge Fornero.

Tuttavia il quadro non è sempre chiaro come ci dimostra il numero di richieste di chiarimento che riceviamo. E peraltro esiste una differenza tra dipendenti pubblici e privati. Ecco perché vale la pena approfondire l’argomento.

In pensione dopo i 70 anni: scelta o diritto?

Per molti la pensione a 70 anni è uno scenario spaventoso. Ma quando è il lavoratore a voler restare in servizio dopo il raggiungimento dei requisiti per la pensione che cosa prevede la legge Fornero?

La prima distinzione riguarda il tipo di requisito per la pensione: la normativa infatti è diversa a seconda che l’accesso alla pensione avvenga per età è per anni di contributi. Nel primo caso facciamo riferimento a quanto spiegato dalla Sezioni Unite della Cassazione nella sentenza numero 17589/2015 sul tenore della disciplina per il lavoro fino a 70 anni e il divieto di licenziamento con pensionamento forzato. I giudici infatti hanno dato una interpretazione ristretta della legge specificando che l’articolo 24 della riforma Fornero non ha attribuito al lavoratore il diritto di rimanere al lavoro fino a 70 anni, dopo aver raggiunto i requisiti per la pensione di vecchiaia ma si è limitato a prevedere la possibilità di valorizzare i periodi di lavoro svolto dopo la maturazione dei requisiti per la pensione di vecchiaia, utilizzando i coefficienti di trasformazione anche per i contributi accumulati in “aggiunta” in modo da incentivare la permanenza in servizio.

Quest’ultima però in ogni caso non può prescindere dall’accordo delle parti. Ecco quindi che il lavoro fino a 70 anni non viene interpretato come un diritto potestativo del lavoratore.
Se però l’accesso alla pensione è garantito dagli anni di versamenti, il lavoratore può restare in servizio fino al raggiungimento dell’età pensionabile e non gli può venire imposto il pensionamento forzato.

Alessandra De Angelis

In InvestireOggi.it sin dal 2010, svolge il ruolo di Caporedattrice e titolista, e si occupa della programmazione e selezione degli argomenti per lo staff di redazione.
Classe 1982, dopo una laurea in giurisprudenza lavora all’estero per poi tornare in Italia. Cultrice dell'arte della scrittura nelle sue diverse declinazioni, per alcuni anni si è anche occupata di Content Seo per alcune aziende del milanese.

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