Fin dall’inizio della pandemia, gli analisti avevano tratteggiato un 2020 nero per l’economia mondiale, sottolineando come la crisi innescata dal coronavirus avrebbe avuto conseguenze ben peggiori rispetto all’ultima grande crisi del 2008. Le parole pronunciate nei primi mesi di quest’anno si sono rivelate profetiche in queste ultime ore, dopo che sono stati resi i dati sui Pil di tutte le principali economie del mondo riferiti al secondo trimestre (all’appello mancavano soltanto i dati relativi al Giappone). Vediamo dunque qual è la situazione a livello internazionale, partendo dall’Unione Europea e l’Italia.
Spagna maglia nera nella zona Ue
Con una flessione del 18,5%, la Spagna è la nazione più colpita a livello economico dal coronavirus. Il Paese iberico è seguito da Francia (-13,8%) e Italia (-12,1%), che conferma un trend in linea con quello registrato da Eurostat per l’intera Eurozona (-12,4%). Colpisce anche il -10,1% di una superpotenza come la Germania.
Regno Unito, calo choc superiore al 20%
Al di fuori dell’area Ue, una delle nazioni più colpite dalla pandemia a livello economico è stata la Gran Bretagna del premier Boris Johnson, che ha visto il prodotto interno lordo contrarsi fino al 20,4% nel secondo trimestre, vale a dire oltre un quinto del valore precedente.
Gli USA sono entrati in recessione
La parola recessione si è sempre tenuta a debita distanza dall’economia USA. Quello che era diventata ormai una regola nel mondo della finanza, è stata rovesciata dal coronavirus, con la pandemia che ha portato gli Stati Uniti in recessione (-9,5 per cento nel secondo trimestre).
Giappone a picco
Crolla anche il Pil del Giappone, al suo terzo stop di fila se si prendono in considerazione i dati dei precedenti due trimestri. A differenza però del passato, la flessione stavolta è pesante: -7,8%.
Non si salva nemmeno la Russia
Alla crisi petrolifera che aveva messo in difficoltà l’economia russa in precedenza, si è aggiunta la calamità del coronavirus, che ha costretto la Russia a fare i conti con una contrazione dell’8,5% nel secondo trimestre.
Cina, dal primo focolaio al segno positivo
Nel panorama mondiale, l’unica eccezione è rappresentata dalla Cina, uscita prima di tutti gli altri dalla pandemia e che viaggia a vele spiegate con un +11,5% ottenuto nel secondo trimestre, che di fatto cancella il -10% registrato in occasione dei primi 3 mesi dell’anno.
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