Dopo la levata di scudi del mondo finanziario contro l’ipotesi di innalzare la tassazione sul capital gain e sulle cosiddette rendite finanziarie dal 20 al 22%, il governo Letta fa marcia indietro. Ma non completamente. Nella bozza della legge di stabilità è rimasto il balzello che innalza dallo 0,15% al 0,165% il prelievo annuale sui depositi bancari. Giornali e televisioni non ne parlano, ma i risparmiatori italiani lo sanno benissimo e, a meno di una cancellazione dell’aumento durante l’iter parlamentare, dal 2014 si pagherà il 10% in più per possedere titoli in portafoglio.
Imposta di bollo depositi, come evitare il pagamento
Escludendo la soluzione estrema di trasferirsi in un paradiso fiscale o in un paese a tassazione agevolata, esistono, delle scappatoie lecite. Per evitare di pagare l’imposta che viene calcolata in base alla comunicazione di rendicontazione sugli strumenti finanziari posseduti che la banca invia al cliente, l’investitore può tranquillamente scaricare il deposito vendendo i titoli per riacquistarli subito dopo.
Banche che non fanno pagare l’imposta di bollo sui depositi
Un’alternativa valida sarebbe, invece, quella di trasferire gli strumenti finanziari posseduti presso banche che propongono l’esenzione del pagamento dell’imposta. L’operazione è completamente gratuita e richiede normalmente dai 10 ai 20 giorni (dipende dalle banche). Si tratta più che altro di aderire a proposte commerciali che talvolta gli istituti di credito lanciano per attirare nuovi clienti. Sono soprattutto le banche online a farlo (come Binck, Youbanking, Webank, Fineco in passato, ecc.) ma anche gli istituti fisici che però non reclamizzano con messaggi pubblicitari, per cui è necessario che, a fronte di particolari consistenze patrimoniali, il cliente vada a trattare col miglior offerente che c’è sulla piazza. Sono molti i casi dove, a fronte di una nuova apertura di conto corrente, banche locali e regionali offrono al nuovo cliente l’esenzione dal pagamento dell’imposta di bollo sul deposito titoli per un certo periodo a patto che si sottoscrivano almeno in parte taluni prodotti emessi dalla banca stessa o si diventi soci.
Il prestito titoli e l’esenzione dall’imposta di bollo
La terza via, un po’ più tortuosa, è quella di stipulare con la banca un contratto di prestito titoli. Questa opzione permette alle banche di dare “in affitto” gli strumenti finanziari ad altri clienti traders o professionisti che operano sul mercato riconoscendo solitamente al prestatore un piccolo interesse sul conto corrente. [fumettoforumright]Difficilmente tali banche propongono al cliente che stipula un contratto del genere l’esenzione dal pagamento dell’imposta di bollo, ma è del tutto evidente che dal punto di vista tecnico è fattibile e se non è il risparmiatore a chiederlo, non sarà certo l’intermediario a proporlo, dato che la banca ci guadagna. Tecnicamente, sul deposito titoli non cambia nulla e gli strumenti finanziari rimangono sempre visibili e nella piena disponibilità del cliente, ma a tutti gli effetti la presenza degli stessi è solo figurativa poiché nella sostanza i titoli vengono prestati a terzi sui quali penderà l’obbligo di pagarvi le imposte collegate al deposito. Anche in questo caso, non tutte le banche si adoperano comodamente per questo tipo di operazioni e tanto dipende anche dalla natura degli strumenti finanziari posseduti. L’approccio è più facile con le banche online che si dedicano prevalentemente alle attività di trading e presso le quali sono depositati titoli azionari o obbligazionari quotati sui mercati regolamentati. Lo stesso vale per chi possiede strumenti finanziari emessi dalla banca dove si ha il conto, a fronte del contratto di prestito titoli, è l’istituto stesso che, per tenersi buono il cliente, prende a prestito i propri titoli.
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