Nelle scorse settimane, il premier indiano Narendra Mondi, in carica da poco più di un anno, ha lanciato un piano ambizioso per cercare di utilizzare le immense quantità di oro detenute dai suoi concittadini a fini più utili per l’economia. L’India ha una storia di appetito per il metallo, che grazie alla sua purezza è considerato un ornamento religioso nel sub-continente asiatico, oltre che spesso l’unico bene da lasciare in eredità ai figli, specie nelle zone rurali. Il governo di Nuova Delhi stima che gli indiani posseggano 20.000 tonnellate di oro, depositato presso i templi induisti o riposto nei cassetti di casa.
Importazioni oro in continua crescita anche con calo inflazione India
Nel 2013, nel tentativo di frenare le importazioni di oro, il precedente governo aveva imposto alcune restrizioni per migliorare il deficit delle partite correnti, con la conseguenza che l’India è scivolata al secondo posto nel mondo per acquisti dall’estero, superata dalla Cina per la prima volta. In realtà, le statistiche ufficiali devono fare i conti con il fiorire del mercato nero che tali restrizioni hanno comportato, tanto che pochi mesi fa Modi le ha eliminate. Ma nemmeno il calo dell’inflazione, che rappresenta il principale impulso per gli investimenti nel metallo, dovrebbe disincentivarne le importazioni, tanto che il World Gold Council stima che quest’anno l’India acquisterà tra le 900 e le 1.000 tonnellate dall’estero. Anche per aumentare l’offerta interna e migliorare strutturalmente il deficit commerciale, Modi ha previsto così che le banche potranno avere l’oro tra le riserve e potranno pagare ai clienti un interesse minimo su quello depositato presso i loro sportelli.
Oro in banca per stimolare l’economia
La quantità minima che un cliente potrà portare in banca è fissata in 30 grammi, che al momento varrebbero 1.250 dollari. In cambio riceverebbe un interesse, mentre l’istituto potrà decidere di utilizzare il metallo per prestarlo a sua volta, magari alle oreficerie, o per venderlo o ancora per accantonarlo a riserva, liberando liquidità disponibile per gli impieghi in favore di famiglie e imprese. La monetizzazione dell’oro, ossia la sua trasformazione in denaro contante, che possa stimolare la crescita dell’economia, anziché rimanere intrappolato inutilmente presso un tempio o tra i cassetti di casa, non sarà un obiettivo facile da raggiungersi. Anzitutto, perché l’India è un paese immenso, per cui i centri di raccolta dovranno essere davvero numerosi, se l’operazione dovrà andare in porto. Ad oggi ne sono stati approvati 350 dal Bureau of Indian Standards. APPROFONDISCI – La rivoluzione dell’India: l’oro produrrà interessi. Ecco il piano del governo
Il fattore religioso è duro da scalfire
Secondariamente, cambiare la mentalità di quasi un miliardo di fedeli hindu, che ritengono che l’oro debba servire per le ricorrenze religiose e non debba essere utilizzato per altri scopi, non è semplice. Oltre tutto, la convenienza a monetizzare l’oro sarebbe relativa. Il capo della Federazione dei gioiellieri indiani, Manish Jain, ritiene che non ne valga la pena, dato che sui risparmi in banca i clienti ricevono oggi un interesse dell’8-9%, mentre sull’oro sarebbe molto più basso, in quanto gli istituti devono scontare i costi di detenzione e di gestione del metallo. D’altronde, una misura simile era stata adottata nel 1999 dalla State Bank of India, che da allora è riuscita ad entrare in possesso di sole 15 tonnellate.