Doccia fredda dell’ISTAT a proposito dell’andamento dei prezzi al consumo nel nostro Paese. L’inflazione italiana per il mese di settembre è salita al 2,6% su base annua (al 3% per l’indice armonizzato), in forte accelerazione dal +2% di agosto. Si è trattato dal dato più alto dall’ottobre 2012, cioè da otto anni a questa parte. Nessuna sorpresa sulle cause di questo boom: i prezzi energetici sono esplosi tendenzialmente del 20,2% dal 19,8% di agosto. Al netto di questa componente e degli alimentari freschi, l’accelerazione è sì avvenuta in misura vistosa, ma dallo 0,6% all’1,1%.
Il problema di questa lettura preliminare è che con ogni probabilità non sarà l’apice per l’inflazione italiana. A partire da questo mese di ottobre, scatteranno i rincari per le bollette di luce e gas, che si prevedono molto forti: +29,8% per le prime, +14,4% per le seconde. Una stangata per le famiglie, tant’è che il governo Draghi ha dovuto stanziare 3 miliardi per mitigare l’aggravio dei costi.
Inflazione italiana e impatto sull’economia
L’inflazione italiana è stata più bassa della media europea nel decennio passato, risentendo della peggiore performance economica. Viceversa, dopo la pandemia il rimbalzo del PIL nel nostro Paese si sta mostrando più forte. Quest’anno, sarebbe del 6%, seguito dal 4,7% nel 2022, stando alle nuove stime del governo, sostanzialmente in linea con le previsioni internazionali. In un certo senso, l’aumento dei prezzi farà bene ai conti pubblici, perché “gonfierà” il PIL nominale e le entrate fiscali, deprimendo il deficit e il rapporto debito/PIL. Almeno finché questi rincari non dovessero intaccare la forte ripresa economica in corso, impattando negativamente sui consumi.
L’inflazione è uno spettro che aleggia sui governi dell’Eurozona, paradossalmente dopo essere stata invocata e desiderata per anni.