Lira turca a quasi 15 contro il dollaro, anche i siriani patiscono il crollo

Sempre più giù in queste ore la lira turca, che paga il possibile nuovo taglio dei tassi in settimana della banca centrale.
3 anni fa
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Lira turca ancora più giù

Inizia un’altra settimana di passione per la lira turca, che stamane ha perso oltre il 7% contro il dollaro all’avvio delle negoziazioni sul mercato forex. Il cross ha sfiorato la soglia di 15, arrivando a 14,99 da 13,89 della seduta precedente. Mentre scriviamo, si aggira a poco meno di 14,45. Quest’anno, la valuta emergente ha perso il 48%. Il crollo di questa mattina deriva dalle previsioni di un nuovo taglio dei tassi da parte della banca centrale, la quale in settimana torna a riunire il board per l’ultima volta nel 2021.

Gli analisti si aspettano che il tasso d’interesse sarà abbassato di altri 100 punti base al 14%. Era al 19% fino al settembre scorso.

Con questi numeri, s’intravede un picco dell’inflazione in area 25-30% nei primi mesi del 2022. A novembre, è salita al 21,3%. Sempre che la lira turca non continui a deprezzarsi, finendo per provocare una pericolosissima spirale svalutazione-inflazione-svalutazione. E non sono solo i turchi a pagare per questa situazione. Alcune aree del Nord della Siria sono amministrate dalle autorità di Ankara per via del conflitto che insanguina il paese da una decina di anni. E la lira turca ha rimpiazzato nei fatti la lira siriana, quest’ultima divenuta carta straccia con la guerra.

Lira turca giù con nuovo taglio dei tassi

Senonché, gli stipendi stanno perdendo valore di giorno in giorno. Se prima bastavano anche solo 20 lire al giorno per sfamare una famiglia e avere il riscaldamento in casa, adesso ne servirebbero 50. E anche in Siria l’inflazione corre. Ad agosto, sfiorava il 140%. Secondo un rapporto dell’ONU, il 97% della popolazione vivrebbe ormai in povertà assoluta.

La caduta della lira turca accelera oggi dopo che la banca centrale ha comunicato che non interverrà in sua difesa nella seduta corrente. Durante la scorsa settimana, lo ha fatto per tre volte. Il problema è che Ankara detiene scarse riserve valutarie, le quali scendono sottozero al netto delle operazioni swap e delle esposizioni verso il sistema del credito nazionale.

L’attesa stretta monetaria negli USA per il 2022 sta facendo il resto, con il dollaro tendenzialmente a rafforzarsi verso le valute emergenti già di suo.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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