Non smette di precipitare la lira turca, che ieri contro il dollaro è arrivata a scambiare a 9,30. Da inizio anno, perde il 20%. I cali stanno accelerando dal taglio dei tassi della banca centrale a settembre. Il costo del denaro è stato ridotto al 18%, quando l’inflazione nello stesso mese è salita al 19,6%. Non c’è più fiducia sui mercati verso la banca centrale. E i rendimenti dei bond sovrani stanno esplodendo per via della fuga dei capitali. La scadenza a 10 anni ieri oltrepassava la soglia del 20%, toccata solamente nell’estate del 2018, quando divampava la crisi valutaria.
Le perdite stanno riguardando anche i titoli in valute stranieri. I rendimenti dei bond a 10 anni in dollari sono schizzati al 7,22% dal 5,29% di inizio 2021. E così, lo spread con il Treasury di pari durata è salito di 122 punti base al 5,59%. Il titolo si è deprezzato dell’11% in meno di 10 mesi. E’ il segno che non solo la lira turca, bensì l’intero sistema finanziario di Ankara sia percepito a rischio e poco credibile. Lo spread tra bond in lire e dollari si è così ampliato anch’esso quest’anno, salendo dal 7,34% al 12,88%.
Rendimenti bond turchi esplosivi e inappetibili
Il governatore Sahap Kavcioglu ha dovuto tagliare i tassi d’interesse per non perdere il posto. Il presidente Erdogan pretende che la politica monetaria sia ulteriormente allentata fino a portare i tassi sotto il 10%. Ne sta seguendo la fuga dei capitali, che il governo cerca di tamponare richiedendo che tutti gli acquirenti di dollari presso i cambiavalute forniscano le proprie generalità per essere registrati. Una sorta di “schedatura” di stato per dissuadere le famiglie dal continuare a convertire i risparmi in valuta pesante.
I rendimenti dei bond in lire saranno pure esplosivi, ma ugualmente inappetibili. Chi avesse acquistato un titolo decennale a inizio 2021, già oggi avrebbe accusato una forte perdita sul piano valutario.