La lira turca guadagna in questo momento lo 0,11% contro il dollaro, contro cui scambia a 3,3920, ma è arrivata ad apprezzarsi dello 0,81%, dopo che la banca centrale ha annunciato di avere alzato i tassi per la prima volta dall’inizio del 2014. Il tasso repo a una settimana è stato incrementato di 50 punti base all’8%, quello sui prestiti overnight alle banche è stato innalzato di 25 bp all’8,50%. La decisione del governatore Murat Cetinkaya era stata anticipata da una minoranza degli analisti, mentre la maggioranza di loro si era tenuta cauta, dato che fino a ieri il presidente Erdogan, padre e padrone della Turchia, aveva messo in guardia l’istituto dall’aumentare il costo del denaro.
Il capo dello stato, che si è anche definito “nemico degli alti tassi”, ha detto di non avere nulla in contrario all’indipendenza della banca centrale, ma al contempo ha evidenziato di non potere tollerare che i desideri e i diritti del popolo turco siano fatti fuori da una politica monetaria restrittiva. (Leggi anche: Lira turca ai minimi storici, rialzo dei tassi?)
Ma non è l’inizio di un ciclo restrittivo
La lira turca era scesa ai minimi storici nelle scorse sedute, perdendo quest’anno il 14% contro il dollaro e accelerando la debolezza dopo il fallito golpe del 14 luglio scorso. L’indipendenza della banca centrale è molto flebile, come dimostra il mancato rinnovo del mandato quest’anno all’ex governatore Erdem Basci, reo di avere condotto una stretta sui tassi in pieno crollo della lira turca negli anni passati.
Quella di oggi potrebbe essere considerata, quindi, come una mossa dovuta di Cetinkaya, ma al costo di avere indispettito il presidente e il governo, per quanto mirata a segnalare ai mercati di essere in grado di contrastare l’indebolimento del cambio. Molto improbabile, infatti, che la stretta di oggi sia seguita da un vero e proprio ciclo di aumento dei tassi, che spingerebbe Erdogan a intervenire a modo suo, di fatto commissariando la gestione dell’istituto.