In futuro, le banche dell’Eurozona saranno salvate sacrificando i conti correnti e i depositi dei loro risparmiatori. Lo afferma il ministro delle Finanze irlandese, Michael Noonan, partecipando al convegno “Future of Banking in Europe”, “Il Futuro delle Banche in Europa”. Secondo il ministro, il modello che sarà adottato per i casi di salvataggio delle banche dell’Area Euro sarà quello già sperimentato a Cipro un anno e mezzo fa, che consiste nel coinvolgere gli “stakeholders” nelle perdite, ossia gli azionisti, gli obbligazionisti e, infine, anche i risparmiatori, attingendo ai loro conti correnti e depositi.
Prelievo forzoso sui depositi: modello Cipro già previsto da mesi
La proposta è prevista già dal Meccanismo di Risoluzione Unica, approvato lo scorso giugno da un Consiglio presieduto proprio dall’Irlanda.
Il “modello Cipro” o anche bail-in, com’è stato definito dal presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijesselbloem, sarebbe considerato da Bruxelles più equo ed efficiente, perché cerca di minimizzare l’impatto dei salvataggi sui contribuenti, addossandoli sulle spalle di coloro che hanno intrattenuto un qualche rapporto con l’istituto. In più, la consapevolezza di poter essere chiamati a mettere mano al portafoglio nel caso di crac della banca dovrebbe spingere il risparmiatore a scegliere con maggiore oculatezza chi gestirà il proprio denaro. Le banche più rischiose sarebbero nei fatti “emarginate” dallo stesso mercato.
I conti sotto i 100 mila euro non potranno, però, in ogni caso essere intaccati dalla misura, in quanto tutelati sempre a livello europeo. Le perdite graveranno, quindi, sulle cifre eccedenti tale ammontare.
Per l’adozione del modello Cipro spinge, in particolare, la Germania di Angela Merkel, timorosa di essere chiamata a salvare con denari del contribuente tedesco le banche degli altri stati. Per questo, il meccanismo di salvataggio è, nell’ordine, il seguente: bail-in, coinvolgendo finanche il risparmiatore; se le risorse risultassero insufficienti al salvataggio, possibile richiesta di aiuto al governo nazionale; se ancora le risorse fossero insufficienti, possibile richiesta di aiuto all’ESM, il Fondo di salvataggio permanente.
La Germania contro la ricapitalizzazione diretta delle banche
Tuttavia, anche in quest’ultimo caso, i tedeschi hanno chiesto e quasi certamente otterranno che la ricapitalizzazione delle banche non avvenga direttamente da parte dell’ESM, ma che questi eroghi gli aiuti ai governi nazionali e solo questi potranno a loro volta erogarli alle banche in crisi. Il tutto, per non creare un automatismo diretto negli aiuti, ma facendoli gravare sui conti pubblici nazionali, visto che saranno contabilizzati come debito pubblico, seppur, si spera, temporaneo.
Su quest’ultimo punto si sono arenate le trattative a Bruxelles tra i capi di stato e di governo e saranno riattivate solo con la formazione del nuovo governo di Grosse Koalition a Berlino, dove anche i socialdemocratici della SPD hanno chiesto alla Merkel di osteggiare in sede europea l’ipotesi di ricapitalizzazione diretta delle banche. Solo una domanda sorge spontanea: che sia giusto o meno, ma allora l’ESM a cosa serve?