Alla fine del 2023, la spesa per le pensioni in Italia ha sfiorato quota 270 miliardi di euro. Cifra che sale a 395 miliardi se si considera l’intera copertura previdenziale comprensiva anche di tutte le spese assistenziali erogate dall’Inps. Quasi il doppio rispetto a 20 anni fa quando si spendevano 207 miliardi di euro e il 3% il più rispetto al Pil.
Un’impennata della spesa pensioni in gran parte dovuta all’indicizzazione degli assegni alla corsa dell’inflazione. Per contenerne gli effetti, con la manovra dello scorso anno il governo Meloni ha introdotto un nuovo meccanismo che assicura la rivalutazione piena solo ai trattamenti fino a 4 volte il minimo Inps, con riduzioni progressive per successive 5 “fasce” di assegni più elevati.
In Italia, spesa pensioni alle stelle ed economia che non va
Nonostante ciò, il governo ha intenzione di destinare 18 miliardi di euro in più alla spesa per le pensioni il prossimo anno. Nonostante la crescita economica prevista sia del 1% soltanto. Le cifre sono contenute nel Def, documento di economia e finanza appena presentato, architrave della manovra di bilancio del 2025. Segno inequivocabile che la spesa pensionistica sta lentamente affossando il Paese col rischio – come sottolinea l’Inps – di arrivare con un patrimonio negativo di oltre 90 miliardi di euro entro il 2029.
Complice di questo scenario negativo è l’allungamento della vita media degli italiani, ma soprattutto il crollo della natalità che nel lungo periodo comprometterà la sostenibilità del sistema pensionistico. Inutile nascondersi dietro le rassicurazioni di esperti previdenziali, come ha più volte ammonito l’Inps in diverse audizioni parlamentari:
“il sistema (…previdenziale) così com’è non sarà sostenibile ancora per molto tempo.”
Una commissione di esperti è già al lavoro per esplorare tutte le soluzioni possibile, ma è già scontato che ci saranno altri tagli alle pensioni l’anno prossimo.
Riforma pensioni 2025 fra rinvii e nuovi tagli in arrivo
Dall’analisi del Def appare ormai chiaro che non ci sarà alcuna riforma strutturale del sistema pensioni attuale. O meglio, nessuno stravolgimento. La linea tracciata negli ultimi anni dall’esecutivo è costituita solo da tagli che si concretizzano in graduali limitazioni alle uscite anticipate. Come abbiamo visto partendo da Quota 100, arrivata oggi a Quota 103 con il ricalcolo contributivo.
E’ ancora presto per sapere che tipo di riforma previdenziale sarà adottata per il 2025, ma pare si voglia sopprimere Quota 103 per lasciare spazio a Quota 104. Cioè, la pensione anticipata sempre con 41 anni di contributi, ma a 63 anni anziché a 62 come finora. Progetto che dovrà essere attentamente valutato anche dai sindacati con i quali sarà stabilito un confronto sul tema.
A causa della spesa pensioni in aumento, non è ancora chiaro quale destino sarà riservato a Opzione Donna di cui si è parlato spesso di soppressione, ma bene che vada, il requisito di età della pensione potrebbe salire di altri 12 mesi passando a 62 anni. Così come Ape Sociale che potrebbe vedere un aumento del requisito contributivo (oggi 30 anni), dopo che con la legge di bilancio 2024 è stato innalzato quello anagrafico a 63 anni e 5 mesi.
Sullo sfondo resta sempre aperta l’ipotesi introdurre Quota 41 per tutti. L’opzione tanto cara alla Lega e ai sindacati potrebbe vedere la luce, ma non senza paletti e restringimenti di sorta. Possibile che il requisito dei 41 anni di lavoro per accedere alla pensione possa essere esteso a tutti, ma con il ricalcolo contributivo della pensione.
Riassumendo…
- Il governo mette in conto un aumento della spesa per le pensioni di altri 18 miliardi con il Def
- Altri tagli alle uscite anticipate in arrivo con la prossima legge di bilancio.
- Per il 2025 possibile introduzione di Quota 41 per tutti, ma con ricalcolo contributivo.