Con il 61,1%, i “no” all’accordo tra la UE e l’Ucraina hanno prevalso nettamente al referendum consultivo indetto ieri in Olanda. La partecipazione al voto è stata del 32,2%, poco superiore al quorum del 30%, necessario per rendere valido l’esito. E’ stato un trionfo dell’euro-scetticismo, perché aldilà del fatto che si votasse su un punto specifico, ovvero sull’allacciamento dei rapporti con Kiev, il mondo politico olandese aveva inteso l’appuntamento come un confronto tra i sostenitori e i contrari alla UE.
Rischio disgregazione UE
Lo aveva detto anche il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, che se l’accordo UE-Ucraina fosse stato bocciato dagli olandesi, sarebbe stato un inizio di smantellamento dell’assetto istituzionale europeo. In realtà, da un punto di vista pratico, cambia poco o nulla dopo ieri. L’Olanda potrà anche dare il suo assenso all’intesa con Kiev, perché il referendum aveva valore solo consultivo. Il problema è politico. l’Europa, ovunque si voti, non riscuote mai successo. E in una democrazia non può passare in secondo piano. C’è il timore, poi, di un effetto-valanga. Il referendum olandese potrebbe rafforzare i consensi per quanti nel Regno Unito siano favorevoli all’uscita della UE (Brexit). Anche Londra celebra un altro referendum sul punto, che si terrà il 23 giugno prossimo. E allo stato attuale, i contrari alla UE appaiono leggermente in vantaggio, quando erano abbastanza dietro fino a pochi mesi fa.