Non è ancora corsa all’oro, ma è un fatto che dall’inizio dell’anno, il metallo abbia guadagnato quasi 150 dollari l’oncia, registrando un balzo del 14%. E fino al venerdì scorso, la crescita era stata di quasi 180 dollari. In queste ore, infatti, le quotazioni ripiegano di circa 30 dollari, in seguito alla risalita delle principali borse mondiali, dopo i crolli delle ultime settimane. La correlazione negativa tra oro e mercato azionario è nota da decenni. Quando gli investitori hanno paura di puntare sulla finanza, corrono a ripararsi in assets-rifugio, tra cui il metallo per eccellenza.
Rendimento medio dell’8,5%
Dieci anni fa, il prezzo dell’oro era ancora sui 550 dollari, avendo registrato, quindi, un rialzo di ben il 120% fino ad oggi. Considerando che rispetto al mese di febbraio del 2006, l’euro abbia perso il 6% contro il dollaro, innalzando così il valore del metallo, espresso nella divisa americana, si ottiene che mediamente il rendimento annuo derivante dalla detenzione di oro nell’ultimo decennio sia stato dell’8,5%, nonostante la flessione dell’ultimo triennio. La percentuale è molto apprezzabile in sé, specie se si considera che negli ultimi anni si sta avendo a che fare con rendimenti pressoché nulli e bassi persino per gli investimenti in assets tipicamente più rischiosi. A titolo di confronto, si consideri che l’indice Stoxx 600, che raggruppa l’andamento delle principali società quotate in 18 stati dell’Europa, è rimasto stabile da allora ad oggi, esitando così un rendimento complessivo nullo. Quello reale, tenuto conto della perdita di acquisto della moneta in 10 anni, sarebbe negativo di almeno il 20%.