Anche la Russia ingaggia la sua battaglia contro l’uso del contante. La stampa nazionale riporta il progetto del governo di introdurre limitazioni ai pagamenti cash oltre i 500.000 rubli, pari a quasi 8.250 euro. Si parla anche della possibilità di introdurre una specifica tassa sulle transazioni in contanti. Ad avallare l’iniziativa è il ministro delle Finanze, Anton Siluanov, il quale non ha, però, indicato alcuna soglia di riferimento. Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha segnalato grande sostegno per tali misure all’interno dell’esecutivo, anche se il vice-premier Igor Shuvalov ha negato che vi sia in corso un simile dibattito.
Parrebbe, invece, che sulla scorta dell’esperienza dell’India, che ha ritirato a novembre dalla circolazione le banconote dal taglio più alto, quelle da 500 e 1.000 rupie, anche Mosca si starebbe convincendo di spingersi verso tale direzione, anche imponendo limitazioni al ritiro di denaro contante dagli ATM. Tutto, con l’obiettivo di contrastare l’economia sommersa e la corruzione. (Leggi anche: Pagamenti online scontati, nuova frontiera della lotta contro il contante)
Uso del contante doppia i pagamenti elettronici in Russia
I russi sembrano abbastanza affezionati al cash, anche se il denaro contante circolante non appare elevato in rapporto al pil, attestandosi al 9%, in linea con le percentuali nell’Eurozona. Nei primi 9 mesi dello scorso anno, i detentori di carte di pagamento hanno ritirato complessivamente 19.000 miliardi di rubli, pari a circa 310 miliardi di euro, mentre con le carte di plastica ne hanno spesi la metà.
Tra le diverse proposte che rimbalzano tra la stampa russa, anche l’ipotesi di differenziare l’IVA, a seconda che gli acquisti avvengano in contante o tramite pagamenti elettronici o, comunque, tracciabili. Quest’ultima misura rientra nel pacchetto di norme varate in India per spingere più famiglie a fare acquisti con l’uso di una carta di credito o bancomat, in modo da rendere tracciabile per il fisco una quantità maggiore di transazioni.