La Banca Centrale Ucraina ha annunciato di avere alzato i tassi dal 19,5% al 30%, nel tentativo di arrestare l’impennata dei prezzi, conseguenza del crollo della grivnia o hryvnia, la valuta locale, che nel 2014 ha perso il 60% e ha continuato la sua discesa anche in seguito all’abbandono del cambio fisso con il dollaro delle scorse settimane. Alla notizia che il governatore Valeriya Gontareva ha inasprito la stretta monetaria, il cambio si è rafforzato del 9,3% contro il biglietto verde, scendendo a 24,25 da oltre 26 di ieri.
Lo scorso 26 febbraio, aveva toccato un record negativo a 34. L’istituto ha ribadito i controlli sui capitali, tra i quali rimane l’obbligo per le società esportatrici di convertire almeno il 75% dei ricavi in valuta straniera in grivnie. L’intento della Gontareva è di portare il cambio all’obiettivo di 21,70 fissato per il bilancio 2015 e che il Fondo Monetario Internazionale ritiene un presupposto per l’erogazione degli aiuti, all’interno del piano già varato lo scorso anno per 17,5 miliardi di dollari. La sopravvivenza finanziaria di Kiev dipende, infatti, dagli aiuti dell’istituto, senza il quale sarebbe in
default. Lo scorso trimestre, il pil ucraino è precipitato su base annua del 15,2%, a seguito della guerra in corso tra governo e ribelli filo-russi, al centro di una disputa internazionale assai grave tra Russia e Occidente. E il bond con scadenza luglio 2025 e con cedola al 9,25% offre attualmente un rendimento al 60%, che nei fatti implica un rischio fallimento pressoché totale secondo gli investitori.
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