Un lutto, la fine di un amore, un divorzio: sono quasi sempre eventi traumatici e dolorosi. Quanto “può durare” il dolore per essere considerato una reazione “normale”? Non c’è una risposta univoca o una regola ferrea. Può accadere che in alcuni casi si determini una forma di depressione causata reattiva. Di che cosa si tratta? E’ depressione a tutti gli effetti? Dà diritto a permessi da lavoro o malattia? E quali sono le regole per le visite fiscale? Approfondiamo la questione.
Depressione reattiva: dà diritto ad assentarsi dal lavoro per malattia?
La depressione può colpire chiunque, anche chi, apparentemente, avrebbe “tutti gli ingredienti” per una vita felice. E’ proprio questo che, a volte, rende difficile per la gente comune riconoscere la depressione come una malattia. Non sempre però è così. Esistono diversi tipi di depressione (altro aspetto che può complicare la diagnosi). Quando tale stato consegue ad un evento traumatico e/o doloroso, si parla di depressione reattiva. Può succedere, ad esempio, in caso di lutto o altra perdita sentimentale (fine di un amore, divorzio etc) oppure a seguito di un disturbo fisico. Ne soffrono più frequentemente adolescenti e anziani ma può sorgere ad ogni età quindi non va trascurata anche per chi lavora. Sono più a rischio le donne anche se si tratta di un mero dato statistico. La diagnosi di depressione reattiva ricerca il nesso tra manifestazione dei primi sintomi e evento scatenante.
Ma quali sono i sintomi? Tendenzialmente quelli generici della depressione in senso lato:
- tristezza;
- stato di ansia;
- stanchezza e spossatezza che rendono difficile lo svolgimento di qualsiasi tipo di attività;
- disturbi del sonno;
- mal di testa frequenti, bruciori di stomaco e amenorrea;
- problemi alimentari;
- tendenze suicida.
Questi sintomi di norma si accentuano di notte ma ciò non significa che non possano manifestarsi nelle ore diurne, in orario lavorativo.