Lunedì pomeriggio, il governatore della BCE, Christine Lagarde, ha confermato la volontà dell’istituto di varare un nuovo scudo anti-spread e ha invitato il mercato a non sfidarlo, sostenendo che sbaglierebbe a dubitare di Francoforte. Le borse europee hanno reagito positivamente a tali parole, chiudendo in rialzo. Lo spread tra BTp e Bund a 10 anni, dopo una capatina sotto la soglia dei 200 punti base, è rimasto sostanzialmente intorno ad essa anche ieri. Rispetto all’apice toccato una settimana prima di 250 punti, si è ristretto un po’.
Spread sempre a 200 punti
In altre parole, se per un Bund decennale il mercato pretende un rendimento in area 1,75%, per l’omologo italiano chiede non meno del 3,75%. La frammentazione monetaria non fa bene all’Eurozona, perché minaccia sia la capacità di trasmissione della politica della BCE, sia la sua stessa azione sui tassi d’interesse. Nessuna stretta è credibile se una parte dell’Area Euro sprofonda nella crisi dei debiti sovrani.
Perché gli annunci contro lo spread funzionano a metà in questa fase? I mercati mostrano cautela, trattandosi di una “linea rossa” per la politica monetaria nell’area. I “falchi” capeggiati dalla Bundesbank hanno sempre avversato l’idea di sostenere i titoli di stato oggetto di speculazione. Temono che ciò si trasformi in una monetizzazione dei debiti rischiosi e finisca per disincentivare le riforme economiche.
Mercati in attesa dei dettagli tecnici sullo scudo
Tuttavia, affinché uno scudo anti-spread si riveli credibile, è necessario che esso sia automatico e incondizionato. La BCE deve poter intervenire non appena scorge un attacco speculativo ai danni di uno o più paesi dell’Eurozona. Inoltre, deve farlo senza imporre alcuna condizione. Solo così i mercati smetterebbero di scommettere contro i BTp o i Bonos, ecc. Difficile convincere i tedeschi ad accettare una simile linea.
Con ogni probabilità, i dettagli tecnici sullo scudo anti-spread saranno resi noti al board di luglio. In quell’occasione verificheranno se sussistano le condizioni minime indispensabili perché si possa parlare realmente di lotta allo spread. La credibilità sul punto della BCE è scarsa. Nel marzo 2020, era stata la stessa Lagarde ad esclamare “non siamo qui a restringere gli spread”. La battuta sarà stata al tempo improvvida, ma sincera. Lo scudo rappresenterebbe un salto di qualità nella politica di Francoforte. La Bundesbank la accetterà in cambio di una stretta che plachi l’inflazione?