Macron al FT: ‘le regole UE sul deficit sono obsolete’. Benvenuta alla Francia nel club dei dannati

Il presidente della Francia, Emmanuel Macron, sostiene in un'intervista che le regole comunitarie sul tetto al deficit siano "obsolete".
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Macron ora vuole rivedere le regole sul deficit
Macron ora vuole rivedere le regole sul deficit © Licenza Creative Commons

“Ah, les italiens”. Sembra un’eternità fa quando si rideva dell’Italia alla conferenza stampa tra due illustri statisti del tempo: Angela Merkel e Nicolas Sarkozy. Era il 2011 e l’asse franco-tedesco appariva più saldo che mai nel ribadire che le regole comunitarie sul deficit fossero cosa buona e giusta, mentre l’Italia dovesse fare le famose “riforme strutturali”. La prima verrà ricordata come colei che lasciò la Germania senza energia e con milioni di immigrati a gironzolare per le strade tedesche, non sempre con buone intenzioni. Il secondo avrebbe perso pochi mesi dopo le elezioni e oggi viene ricordato più per le sue condanne giudiziarie.

Macron definisce “obsolete” regole sul deficit

Chiamatelo karma o più semplicemente ruota che gira prima o poi per tutti. Fatto sta che viene da scompisciarsi dalle risate (tornano a distanza di 14 anni) dopo avere letto l’intervista rilasciata dal presidente francese Emmanuel Macron al Financial Times. Egli ha dichiarato una serie di cose in stile napoleonico, tra l’altro intestandosi la reazione all’amministrazione Trump e invitando i colleghi europei a mostrare i muscoli in fase di trattative con la Casa Bianca sui dazi. Ma la ciliegina sulla torta è stata un’altra: le regole sul deficit dell’Unione Europea sono state definite “obsolete”.

Investimenti in riarmo e transizione energetica

Ebbene, sì. Parigi ripete le stesse cose di Roma a distanza di tre lustri. Non perché siano lenti nell’apprendimento, quanto perché nel mirino dei mercati adesso ci sono finiti loro da tempo. Macron afferma, non senza ragioni, che avere limiti al deficit non è comprensibile in un’era in cui bisognerebbe investire di più nelle spese militari e nella transizione energetica.

E la Francia in questo momento ha problemi fiscali ben più grossi dell’Italia. Ha chiuso il 2024 con un disavanzo dei conti pubblici sopra il 6% del Pil, in crescita dal 5,5% del 2023. In teoria, sarebbe dovuto scendere al 4%. E tutto questo, mentre è sotto procedura d’infrazione da parte di Bruxelles proprio per deficit eccessivo e similmente all’Italia e altri 7 stati comunitari.

Di scendere sotto il 3% del Pil non se ne parla almeno fino al 2029. Ma ci sarà tempo per rinviare anche questo ennesimo appuntamento, come già accadde durante tutto il decennio passato. Eh, ma la Francia cresce e l’Italia no. Certo, a colpi di debito siamo bravi tutti. Vero è che dovremmo solo invidiare la pubblica amministrazione transalpina, che sa come spendere e in fretta i denari dei contribuenti. Per il resto, siamo sulla stessa barca. Anzi, lo siamo da anni, ma finora i francesi hanno recitato la parte degli amici dei tedeschi, anche se dietro le quinte si sono tirati più e più volte i capelli nel tentativo di ottenere qualche concessione sul fronte delle regole sul deficit.

Francia ha problemi di spesa pubblica

Ecco come funziona l’Unione Europea nella visione francese: se Parigi non riesce a raggiungere un obiettivo, si cambia quest’ultimo.

D’altra parte, è vecchia come il mondo che le regole si applichino per i nemici e si interpretino per gli amici. Le regole sul deficit non sono mai state perseguite in maniera oggettiva in Europa, anzi si sono prestate sempre ad un’altissima politicizzazione. Sul punto hanno avuto e continuano ad avere ragione i tedeschi nel pretendere procedure snelle e automatiche per evitare che alcuni (i francesi, in passato anche gli spagnoli) la facciano franca per il loro peso politico nelle istituzioni comunitarie.

Ora, al di là della magra soddisfazione di apprendere che quelli che ci ridevano in faccia, non ridono più, il tema è un altro. Le regole sul deficit sono cattive perché ci impediscono di spendere il giusto o perché ci obbligano ad essere meno spendaccioni e clientelari? La Francia ha una spesa pubblica al 57% del Pil. E’ molto stucchevole pensare che abbia un problema di limitazione nella spesa. Più credibile ipotizzare che non sia capace di ammodernare la sua sfera pubblica elefantiaca con annessi corporativismi. Ne è dimostrazione il fatto che per varare una minima riforma delle pensioni ci siano voluti 30 anni e dopo due anni già si parla di ammorbidirla.

Regole sul deficit saranno riviste

Le regole sul deficit saranno probabilmente riviste per un’esigenza storica palese: evitare il crollo dell’Unione Europea. Come? Sostenendo il riarmo e contrastando il caro energia. Poiché i governi nazionali non dispongono per la maggior parte dei casi di margini di manovra, l’unica soluzione consiste nell’allentare le maglie del nuovo Patto di stabilità e offrire un ombrello per proteggere i debiti sovrani sui mercati. L’alternativa sarebbe che ognuno facesse da sé, ma equivarrebbe alla fine dell’Unione. O che si arrivasse ad emissioni di debito comune, ma la Germania si sparerebbe in testa pur di non accettare. Che poi sia giusto tendere ad un ulteriore aumento del debito pubblico, è un altro paio di maniche. Le regole sottostanno alle esigenze contingenti e non viceversa. Bruxelles pensava di fare eccezione e, invece, si ritrova a fare i conti con decenni di errori imperdonabili.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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