Il secondo turno delle elezioni legislative in Francia ha dato uno “schiaffo” a Monsieur Emmanuel Macron, per dirla con le parole che sono uscite fuori stanotte dal quartier generale di Nupes, la formazione unitaria della gauche. La Repubblica In Marcia del presidente ha ottenuto solamente 245 seggi su 577, ben al di sotto della maggioranza assoluta dei 289 seggi. Un tracollo che fa già parlare di “campo minato” per l’Eliseo. Nupes trionfa con ben 139 seggi, in netta crescita dai 58 ereditati dalla legislatura passata.
La legislatura parte male per Macron, che adesso dovrà cercare alleanze in Assemblea Nazionale per fare approvare le leggi. C’è già chi afferma che la sua agenda delle riforme sia praticamente morta. Probabile che il sostegno lo troverà tra i Repubblicani, che già si sono espressi per una collaborazione per “salvare la Francia”. Del resto, appare improbabile che il presidente viri a sinistra, non essendovi terreno comune a sufficienza per varare un patto di legislatura.
Cambio euro-dollaro in rialzo stamane
Il cambio euro-dollaro stamattina si rafforza dello 0,30% sopra 1,05, ma alla lunga l’esito di queste elezioni in Francia impatterebbe negativamente. La seconda economia dell’Unione Europea è nel caos politico-istituzionale. Il precedente a cui i cronisti politici stanno guardando in queste ore risale al 1988, quando l’allora presidente socialista François Mitterrand si ritrovò senza la maggioranza assoluta dopo la rielezione.
In teoria, la Costituzione consentirebbe a Macron di far passare ugualmente le proprie leggi con poteri speciali, ma si tratterebbe di una soluzione transitoria e altamente divisiva. Non appare possibile ricorrervi per legiferare su riforme importanti come le pensioni. A tale proposito, la destra di Le Pen ha fatto sapere di volere sì fare opposizione costruttiva, ma fissando paletti proprio su sicurezza, immigrazione e contrarietà all’innalzamento dell’età pensionabile a 65 anni.
Macron prima vittima della guerra?
L’impatto sul cambio euro-dollaro non potrà che essere negativo, anche perché la Francia si è distinta in questi mesi per la sua intensa attività diplomatica sulla guerra tra Russia e Ucraina. Sarà ancora capace Macron di agire come rappresentante dell’Europa al tavolo delle trattative con Mosca? I due principali gruppi di opposizione sono stati accusati di parteggiare per il Cremlino. Di fatto, i francesi non avrebbero consegnato a Macron alcun mandato chiaro sulla posizione di Parigi verso la guerra.
A voler essere cinici, potremmo pensare che proprio il risultato ambiguo scaturito dalle elezioni stia rafforzando in queste ore il cambio euro-dollaro sulla prospettiva di un ammorbidimento della Francia verso le richieste di Vladimir Putin, un fatto che accelererebbe la fine della guerra. Resta, tuttavia, improbabile che l’Europa venga meno alla promessa di garantire i propri confini dalle minacce russe. Di certo c’è che più di un governo scricchioli. Se Macron piange, Pedro Sanchez non ride. Il suo Partito Socialista è stato doppiato in Andalusia dal Partito Popolare, perdendo alle elezioni regionali una storica roccaforte per la sinistra spagnola. Il carovita sta creando tensioni sociali e politiche, di cui già iniziano a materializzarsi le prime vittime.