Mail ordinaria: quando un messaggio inviato per posta elettronica vale come prova?

In quali casi una mail ordinaria può essere utilizzata come prova in un processo? Vediamo cosa ha stabilito il Tribunale di Pesaro e quali sono gli orientamenti della legge in proposito.
7 anni fa
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Il Tribunale di Pesaro, con la sentenza numero 215 del 18 aprile 2017, afferma che una mail ordinaria non sempre può essere valutata come prova nell’ambito di un processo. La mail, infatti, qualora non si parli di Pec, è un documento informatico che non è fornito di firma e quindi può essere utilizzato come prova per i suoi contenuti solo se colui contro cui è riferita (il mittente) non le contesta in maniera tempestiva. Se il mittente, quindi, non afferma il contrario in maniera tempestiva la mail può essere utilizzata come prova.

La Posta Elettronica Certificata, PEC, ha valore di prova scritta dando la stessa garanzia di una raccomandata in un processo poiché la sua spedizione e la sua ricezione (comprese data e ora di invio e ricezione) possono essere dimostrate. Ma cosa succede con una mail ordinaria?

 

Mail ordinaria: vale come prova?

Nel corso del tempo, nella giurisprudenza si sono delineati due orientamenti. Da una parte quello che sostiene che l’email, essendo un semplice documento informativo, non fornisce alcuna garanzia su chi sia stato ad inviarla nonostante per accedere alla casella di posta si debbano inserire user e password. Secondo questo ordinamento, quindi, può essere utilizzata come prova solo se le cose rappresentate al suo interno sono contestate tempestivamente dal mittente. Se il mittente, quindi, afferma il contrario la mail non ha valore.

Il secondo orientamento ritiene che il valore della mail debba essere stabilito dal giudice poiché il fatto che per accedere alla casella stessa debbano essere inseriti user e password è considerato come un mezzo di identificazione di chi la invia e proprio per questo l’identificazione può essere considerata alla stregua di una firma digitale.

Ma se è vero che per accedere alla casella mail si deve procedere con l’identificazione, molte volte le mail sono create con nomi fittizi o, visto che spesso è possibile memorizzare l’identificazione sul proprio computer, non si può stabilire con certezza chi abbia inviato la mail.

Sarà, quindi, caso per caso, il giudice a stabilire se la mail ha valore probatorio o meno.

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