Sono diverse le novità in cantiere per la manovra finanziaria di fine anno per quanto riguarda il capitolo pensioni. Anche se le speranze di una vera riforma delle pensioni sono ormai ridotte al lumicino, non mancheranno interventi in materia. Ma di quali interventi si tratta? Al momento, sono tre i capitoli allo studio che potrebbero interessare i pensionati di oggi e di domani. Vediamo uno per uno questi capitoli e cosa effettivamente bolle in pentola.
Manovra finanziaria, le 3 novità sulle pensioni: rivalutazione, riforma pensioni e TFR
Nella legge di Bilancio dovrà esserci un pacchetto pensioni per quanto riguarda la manovra che entrerà in vigore nel 2025.
Partiamo da una potenziale novità che riguarda i già pensionati: la rivalutazione delle pensioni. La vicenda è approdata anche alla Corte Costituzionale. Da due anni, infatti, la rivalutazione delle pensioni è stata applicata con un meccanismo penalizzante per i pensionati. Molto penalizzante, perché il 100% della rivalutazione è garantito solo a chi percepisce un trattamento non superiore a quattro volte il minimo.
Per gli altri, la rivalutazione è a scalare, dall’85% fino al 22%. Inoltre, le percentuali di rivalutazione sono applicate sull’intero importo della pensione, e non, come in passato, solo sulla parte di pensione che rientra negli scaglioni successivi.
La presunta incostituzionalità di questa rivalutazione potrebbe spingere il governo a riflettere su un ritorno al passato, con tagli meno severi per i pensionati che percepiscono assegni superiori a quattro volte il trattamento minimo. Questa potrebbe essere una delle novità del pacchetto pensioni della manovra.
La riforma delle pensioni per superare la riforma Fornero
Il tanto promesso e desiderato superamento della riforma Fornero probabilmente non vedrà la luce nel 2025. La quota 41 per tutti, nonostante sia vista ormai come una misura penalizzante, dovrebbe slittare agli anni successivi.
Nel 2025, eventuali novità sulle misure di pensionamento potrebbero riguardare semplicemente la proroga di Quota 103, dell’Ape sociale e di Opzione donna, misure che scadono il 31 dicembre 2024 ma che potrebbero essere estese anche per tutto il 2025. Un’altra possibile novità riguarda l’introduzione di premi per chi decide di rimanere al lavoro più a lungo, rinunciando all’uscita anticipata o superando l’età pensionabile.
La previdenza complementare diventa fondamentale per andare in pensione prima
Le novità saranno quindi piccole, almeno per quanto riguarda le misure classiche della previdenza obbligatoria. Le novità più rilevanti potrebbero arrivare, invece, con un mix di interventi sulla previdenza complementare. Tra questi, la destinazione obbligatoria di una parte del TFR (Trattamento di Fine Rapporto) alla previdenza complementare.
In pratica, un lavoratore potrebbe essere obbligato a destinare mensilmente una parte del proprio TFR a un fondo pensione privato. L’obbligo riguarderebbe i nuovi assunti, mentre per i vecchi assunti rimarrebbe un’opzione.
La direzione, dunque, sembra essere quella di abbandonare le tradizionali forme di pensione anticipata, puntando invece sul rafforzamento della previdenza complementare. Non sarà una vera riforma delle pensioni, ma potrebbe essere un primo passo significativo.
La facoltà o l’obbligo di destinare almeno il 25% del TFR ai fondi pensione diventa un vero incentivo a investire nella previdenza complementare. Questo offrirebbe anche l’opportunità di andare in pensione prima. Utilizzare la rendita derivante dai fondi pensione complementari per integrare l’importo minimo del trattamento pensionistico richiesto potrebbe garantire la possibilità di pensionamento anticipato a 64 anni, con 20 anni di versamenti.
Direi che anche questi fanno schifo è solo un complimento