Mentre la stampa esamina punto per punto i contenuti della manovra di bilancio per il 2025, sembra emergere una quasi certezza da un’analisi complessiva della legge di Bilancio: è “normale”. Anzi, per dirla con il termine usato da Il Foglio in accezione positiva, è “noiosa”. E questo è già tanto per un Paese, dove da troppi anni siamo abituati a vivere la sessione di bilancio come se fosse un giorno del giudizio rituale. Una sorpresa, se si pensa che fino a qualche mese fa s’immaginavano catastrofi imminenti.
Finanziaria all’italiana per la Francia
Alla fine, la manovra ha smentito i “gufi”, altro termine che al tempo fu utilizzato dall’allora premier Matteo Renzi per reagire alla campagna di pessimismo cosmico tra la stampa e i sempre vigili analisti economici. Quando diciamo che la manovra è normale, non stiamo intendendo che essa sia anche condivisibile nei contenuti. Semplicemente, siamo dinnanzi a un bilancio ordinario e non a un evento straordinario. La Francia per la prima volta sta varando, invece, una finanziaria “all’italiana”. Il primo ministro Michel Barnier vuole trovare 60 miliardi di euro tra tagli alla spesa (40) e aumenti delle entrate (20). Due punti di Pil per evitare che il deficit esploda.
Stonature su Bitcoin e banche
Ci sono alcune cose molto criticabile della manovra di Meloni. Il maxi-aumento delle tasse su Bitcoin dal 26% al 42% è insensato e inutilmente punitivo, oltre che un atto di autolesionismo. Anche l’anticipo di cassa richiesto alle banche non è cosa di cui andare fieri. Gli istituti di credito sono aziende come tutte le altre e vanno trattate senza privilegi e intenti punitivi.
I mercati hanno approvato la manovra, a modo loro. Piazza Affari ha chiuso in positivo con le stesse banche a segnare rialzi, i rendimenti dei BTp sono continuati a scendere e lo spread è ai minimi da marzo. Non ci sono colpi di testa sulle pensioni. Resta la stretta sui pensionamenti anticipati e nessun aumento extra per gli assegni minimi. Torna, invece, la più favorevole indicizzazione per gli importi sopra quattro volte l’assegno minimo. Sul piano fiscale, non esclusa la riduzione della seconda aliquota dal 35% al 33%, ma dopo che saranno note le cifre sulle entrate dal concordato preventivo biennale. Ovviamente, restano le tre aliquote Irpef introdotte da quest’anno e le detrazioni saranno riviste in base ai redditi e al numero dei componenti familiari.
Manovra normale, niente tagli a sanità e spese sensibili
Una voce del bilancio era particolarmente attesa: la sanità. La spesa destinata a questo capitolo sale di 2,37 miliardi nel 2025 e di altri 4,12 miliardi nel 2026. Si può discutere se sia tanto o poco, ma perlomeno non ci saranno i tagli temuti da una parte dell’opinione pubblica. Altra cosa se basti aumentare la spesa per erogare un servizio migliore ai cittadini. Comunque la si pensi, la manovra non ha toccato i servizi essenziali e non ha comportato stangate a carico dei contribuenti. Perché in fondo all’Italia serve prima di ogni altra cosa un po’ di sana e noiosa normalità dopo anni di straordinarietà che era divenuta altrettanto noiosa.