E’ bufera sul finanziere svizzero Marc Faber. Stavolta, ad avere scatenato la polemica non è stata una sua qualche previsione pessimista sull’economia mondiale o l’attacco reiterato alle banche centrali, bensì una frase-shock, che in molti stanno giudicando come profondamente razzista. Nella sua newsletter agli investitori da 15 pagine per il suo “The Gloom, Boom & Doom Report”, è partito dalla difesa dei monumenti confederali negli USA, oggetto di richiesta di rimozione da parte della sinistra americana più liberal, sostenendo che sarebbe un’ipocrisia che si condannino azioni simili portate avanti dai talebani contro le statue di Budda, quando allo stesso tempo se ne seguano le orme in patria.
Questi “uomini d’onore”, ha spiegato, avrebbero la colpa di avere difeso quello che l’umanità ha cercato di mantenere per 5.000 anni: la schiavitù. Per fortuna, continua Faber, l’America è stata guidata dai bianchi, i quali hanno assicurato benessere per oltre 200 anni, perché se fosse stata guidata dai neri, aggiunge, oggi sarebbe come lo Zimbabwe. “Non importa quanto politicamente scorretto sia dirlo, non sono razzista, ma la realtà va detta. (E non dimentichiamoci che le tribù africane erano ben contente di vendere schiavi a trafficanti bianchi, neri e arabi)”. (Leggi anche:
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Queste frasi hanno fatto scalpore, tanto che il ceo di Sprott, Peter Grosskopf, ha subito discusso della questione con il board e ha dichiarato di ritenere “del tutto inaccettabile” il contenuto del messaggio di Faber, al quale si chiedono le dimissioni dall’organo esecutivo. E reazioni indignate sono arrivate anche dalle reti televisive CNBC e Fox News, le quali hanno annunciato che non intendono ospitare più il magnate dopo tali dichiarazioni. (Leggi anche: Le banche centrali puntano al socialismo? L’incubo di Faber)
Raggiunto dai cronisti, lo svizzero non ha rinnegato il senso delle sue espressioni, sostenendo che “se esporre fatti storici mi rende razzista, allora suppongo di esserlo”.
Fatto sta che queste dichiarazioni stanno creando scalpore, per quanto Faber sia sempre stato un personaggio politicamente scorretto. L’uomo è un veemente accusatore delle banche centrali, che a suo dire punterebbero a una sorta di socialismo mondiale per il tramite dei piani di acquisto di assets e da tempo sostiene la necessità di
investire in oro per mettersi al riparo da quella che crede sia un’inevitabile crisi finanziaria in arrivo. Per questo, è considerato un pessimista, ma nel 2007 previde lo scoppio della bolla del credito, uscendo dal mercato un mese prima che ciò accadesse. Mai, però, le sue opinioni erano state più controverse, un attacco alla minoranza nera, che a quanto pare per Faber non si sarebbe mostrata in grado di distinguersi in positivo per capacità gestionali nel settore pubblico. (Leggi anche:
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