Dopo aver lasciato la guida dell’Italia, l’ex premier Mario Draghi è pronto a tornare sul palcoscenico, quello importante dell’Unione Europea.
La sua nuova avventura è stata presentata ufficialmente dal Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, in occasione del discorso sullo Stato del’Unione, in cui ha anche comunicato l’avvio di un’indagine sulle auto elettriche cinesi, accusate di concorrenza sleale.
E il ruolo di Mario Draghi sarà rivolto proprio nella direzione della concorrenza e della competitività.
Il report sul futuro della competitività dell’Europa
L’economia europea sta vivendo un momento critico e rischia di apparire vulnerabile e fragile nei confronti di superpotenze come Cina e Stati Uniti.
I recenti fatti riportati dalla von der Leyen sono significativi della volontà della UE di aggredire ogni tentativo di minarne la credibilità e la competitività. Per questo è stata istruita un’indagine per valutare l’effettiva presenza di pesanti sussidi del governo cinese, tali da permettere prezzi sulla auto elettriche fino al 20% più bassi rispetto alle omologhe europee. E la questione non riguarda solo i prezzi delle auto elettriche cinesi ma è riferita ad una tendenza che coinvolge anche altri beni e servizi.
Ma ovviamente prevenire è meglio che curare e per questo L’Unione si affida ad una figura come Mario Draghi per stilare un rapporto che permetta di prevedere scenari economici futuri e agire di conseguenza.
L’obiettivo è riprogrammare tutte le priorità, come quella dell’energia, dell’export e della sicurezza, per le quali l’Europa dipende da altre nazioni.
Questo tipo di rapporto è ormai obsoleto e va riformulato. Stessa sorte è prevista per le politiche di bilancio che, in un’ottica di maggiore competitività, vanno riviste.
Flessibilità e rigore nella strategia di Mario Draghi per l’Europa
Seguendo uno schema che prevede un giusto equilibrio tra adattabilità e disciplina finanziaria, l’idea di Draghi favorisce la sicurezza delle politiche economiche comunitarie nel medio termine e, al tempo stesso, le possibilità di intervento dei singoli governi in caso di problematiche urgenti e improvvise.
Flessibilità e rigore le parole d’ordine, che possono essere attuate solo perseguendo una profonda revisione delle politiche di bilancio.
In questo contesto rientrano anche delle decisioni in controtendenza con le emergenti nuove tendenze dei movimenti sovranisti.
Non una maggiore autonomia per i singoli stati, ma al contrario il trasferimento accentrato di alcune spese, che andrebbero così “federalizzate”.
Una visione che strizza l’occhio al modello USA e che impone l’istituzione di nuove forme di rappresentanza e l’accentramento delle decisioni.
Una manovra volta a rafforzare l’Europa come Unione, togliendo man mano potere decisionale ai singoli governi.