Mario Monti ammette: la Merkel volle che facessi un partito. Fu golpe?

L'ex premier Mario Monti ha confermato che sarebbe stata la cancelliera Angela Merkel a volere la sua discesa in politica.
10 anni fa
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Torna a fare parlare di sé e del suo arrivo al governo l’ex premier Mario Monti, intervistato nei giorni scorsi dal giornalista americano Alan Friedman, per la trasmissione di La7 “Ammazziamo il Gattopardo – Il Gioco del Potere”, tratto proprio dal best seller di questi di qualche mese fa. Monti conferma le infinite indiscrezioni di questi tre anni, che vorrebbero che la sua nomina a premier sia stata fortemente “caldeggiata” dalla cancelliera Angela Merkel, la quale ebbe un rapporto pessimo con l’ex presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, specie con l’esplodere della crisi finanziaria prima e della Grecia, poi.

Il Professore dichiara che alla fine di agosto del 2012, quando egli era premier da 9 mesi, un importante capo di governo europeo gli disse di ritenerlo il successore naturale di Giorgio Napolitano, ma dopo avere visto come governava e i risultati positivi del suo pur ancora breve operato, si era convinto (o “convinta”, aggiunge sibillino l’ex premier) che egli sarebbe dovuto scendere in politica, alla guida di un partito. Cosa che effettivamente avvenne qualche mese dopo, quando in vista delle elezioni politiche del febbraio 2013, Monti fondò Scelta Civica, anche se si rivelò un flop sin dall’inizio e di fatto è stato azzerato alle elezioni europee di maggio, quando ha ottenuto solamente lo 0,8% dei voti. Le dichiarazioni di Monti non hanno nulla di scandaloso in sé, ma confermano i retroscena, secondo cui fu Angela Merkel – non ci sono più dubbi – a volere che egli andasse a Palazzo Chigi nel novembre del 2011, all’epoca dello spread a quota 576 punti base. A tale riguardo, si leggano anche le rivelazioni dell’ex premier spagnolo Luis Zapatero e dell’ex segretario al Tesoro USA, Timothy Geithner.   APPROFONDISCI – Zapatero conferma: Berlusconi fu fatto fuori da Bruxelles Ex ministro USA: l’Europa ci chiese di far cadere Berlusconi nel 2011  

Gli eventi del 2011-2013

Come rivela il libro di Friedman, l’avvicendamento tra Silvio Berlusconi e Monti alla guida del governo sarebbe stata studiata a tavolino dal presidente Giorgio Napolitano sin dalla primavera del 2011, cioè ben prima che scoppiasse la crisi dello spread e mentre il governo Berlusconi godeva ancora formalmente della maggioranza parlamentare.

Un fatto, se confermato, assai grave, perché sarebbe persino ipotizzabile a carico del rieletto presidente della Repubblica il reato di attentato agli organo costituzionali. Infatti, sin da maggio, spiega Friedman, Napolitano ricevette e lesse il cosiddetto “piano Passera”, dal nome dell’allora amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Corrado Passera (divenuto, guarda caso, ministro dello Sviluppo del governo Monti), ossia un malloppo di oltre 130 pagine, contenente un programma di rilancio dell’economia italiana. A quale titolo un banchiere presentò al capo dello stato un piano economico? La domanda è legittima, anche perché è stato lo stesso Monti, in una precedente intervista concessa sempre a Friedman, a sostenere che nell’estate del 2011, mentre iniziava la bufera finanziaria contro l’Italia, egli avrebbe avuto diversi colloqui telefonici e di presenza con Napolitano, il quale gli avrebbe chiesto di “tenersi pronto”.   APPROFONDISCI – Napolitano risponde alle accuse di Friedman: solo fumo. La lettera al Corriere   Non dimentichiamo che il Professore fu insignito della nomina di senatore a vita ancor prima che il presidente Berlusconi si dimettesse dalla carica, lanciando ai mercati e alla politica il chiaro segnale che sarebbe stato lui il successore a Palazzo Chigi.

Possiamo parlare di golpe?

Tuttavia, la forma è stata rispettata. Monti divenne premier con una forzatura politico-istituzionale, ma ottenendo la maggioranza dei voti in Parlamento, grazie all’apporto decisivo della coalizione di centro-destra (Lega Nord esclusa), pur scalzata dalla guida del governo. E nell’aprile del 2013, nonostante i rimbrotti dell’ex premier Berlusconi contro il presunto “golpe” ai suoi danni, fu sempre il suo partito a chiedere e a rendere possibile la rielezione di Giorgio Napolitano alla presidenza della Repubblica, cosa mai avvenuta prima in Italia.

Tirando le somme, Napolitano avrebbe pianificato la sostituzione al momento opportuno del presidente del consiglio, giudicando evidentemente inadeguato il Cavaliere e ritenendo che avrebbe dovuto accondiscendere ai desiderata delle cancellerie europee, in primis, di quella tedesca. La stessa discesa in politica di Mario Monti sarebbe il frutto di pressioni da parte di Frau Merkel. In ogni caso, senza le dimissioni di Berlusconi da capo del governo e senza il suo apporto determinante al varo del nuovo governo, la breve avventura politico-istituzionale del Professore della Bocconi non sarebbe potuta nemmeno iniziare. Più che golpe, sembra si sia trattato di harakiri.      

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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