Nuovo record storico per l’occupazione in Italia a marzo, mese in cui aumentano i posti di lavoro e crolla il tasso di disoccupazione, specie tra i giovani. Sono in sintesi i dati Istat pubblicati questo venerdì e che offrono nuovi spunti per essere più ottimisti sull’andamento dell’economia domestica. Sempre in settimana c’era stato il dato sul Pil nel primo trimestre, cresciuto dello 0,3% sui tre mesi precedenti, battendo le attese del +0,2%. Nel frattempo, l’inflazione ad aprile è scesa allo 0,90% secondo la stima preliminare, anche in questo caso migliore delle attese, che erano per un tasso invariato all’1,2%.
Posti di lavoro trainati dagli autonomi a marzo
Ma torniamo all’occupazione: +70.000 i posti di lavoro creati a marzo, portando il numero degli occupati al nuovo massimo di 23 milioni 849 mila unità, pari al 62,1%. E anche in termini percentuali si tratta di un record. Nel dettaglio, sono aumentati di 10.000 unità i posti di lavoro stabili tra i dipendenti, di 6.000 quelli a termine e c’è stato un balzo di 55.000 unità tra i lavoratori autonomi.
Su base annua, i posti di lavoro sono aumentati di 425.000 unità, di cui: +559.000 lavoratori a tempo indeterminato e +46.000 autonomi, mentre scendono di 180.000 i contratti a termine. In altre parole, si consolida la tendenza ad assumere stabilmente i lavoratori. La precarietà certamente esiste, ma non riguarda un numero crescente di persone.
Occupazione salita anche tra giovani e donne
Per quanto riguarda il tasso di disoccupazione, è sceso dal 7,4% al 7,2%. Le persone in cerca di lavoro sono diminuite di 40.000 unità in un mese e di 148.000 in un anno. Stabile al 33% la percentuale degli inattivi, coloro che non lavorano e non cercano attivamente un lavoro. Su base annua, tuttavia, sono diminuiti di 213.000 unità.
Le buone notizie non si fermano qui. L’aumento dell’occupazione riguarda anche i giovani di età compresa tra 15 e 24 anni: +32.000 unità.
Occupazione italiana molto sotto la media UE
Questi numeri nel complesso ci segnalano un quadro in evoluzione positiva per il mercato del lavoro italiano, sebbene restino decisamente peggiori della media nell’Unione Europea, cove il tasso di occupazione si attesta su una decina di punti percentuali sopra il nostro. Ad occhio e croce ci mancano ancora sui 3-4 milioni di posti di lavoro per tendere ai livelli europei, quasi tutti al Sud. I passi che restano da compiere sono tanti, ma la direzione imboccata negli ultimissimi anni è giusta.
Dibattito su salario minimo sganciato dai dati
Il dibattito di questi mesi sul salario minimo e i livelli delle retribuzioni prescinde quasi sempre dalle condizioni del mercato del lavoro. Fintantoché non riusciremo a tendere a un contesto di piena occupazione, non possiamo aspettarci un miglioramento visibile (e, certamente, non per vie legislative) degli stipendi. I posti di lavoro si creano se servono a produrre beni e servizi. E la produzione varia in funzione della competitività dell’Italia sui mercati internazionali, oltre che della domanda interna. Ma la produzione industriale risulta scesa di quasi il 30% dal picco raggiunto nel 2007. E’ vero che nel frattempo abbiamo proseguito sulla strada della terziarizzazione dell’economia, ma il dato in sé è molto negativo e indicativo dell’incapacità di gran parte dell’industria di reggersi sul mercato.
+600.000 posti di lavoro con il governo Meloni
Da quando il governo Meloni è in carica i posti di lavoro creati salgono a 600.000. Si può dibattere sul merito del trend. Il centro-destra lo attribuisce chiaramente a sé, ma sta di fatto che esso sia indubbiamente positivo.