Il “fly to quality” beneficia il mercato sovrano. Gli investitori di tutto il mondo hanno ridotto la propensione al rischio dopo che due banche americane sono fallite, una terza scricchiola e Credit Suisse è stata salvata dalle autorità tramite una fusione con UBS coperta da garanzie statali. E venerdì è esploso anche il caso Deutsche Bank. Ce n’è per tenere i soldi nel cassetto o almeno per investirli in “safe asset“, quelli percepiti quanto più sicuri possibili. Grazie a questo trend, il BTp a 10 anni si accinge a vivere l’ultima settimana del mese con un bilancio abbastanza positivo.
Da inizio anno, il BTp a 10 anni mette a segno un rialzo superiore al 7%. Certo, in termini di rendimento le cose vanno meno bene per chi volesse acquistare il bond proprio adesso. A inizio marzo, il bond fruttava più del 4,40% lordo all’anno. Allo stato attuale, offre intorno al 3,95%. Dunque, perde quasi mezzo punto percentuale nel solo mese di marzo e circa lo 0,90% quest’anno. Debuttava nel 2023, infatti, a quasi il 4,85%. Il riferimento è al bond con scadenza 1 maggio 2033 e cedola 4,40% (ISIN: IT0005518128). Lo specifichiamo per via del cambio di “benchmark” nelle settimane passate.
BTp a 10 anni sconta inflazione in calo?
Lo spread si è alzato a 190 punti base, ma con capatine anche in zona 200 punti nel corso delle ultime sedute. Ciò è dovuto al fatto che la discesa dei rendimenti per il Bund a 10 anni emesso dalla Germania è stata ancora più forte. E’ noto che i titoli di stato tedeschi siano considerati “porti sicuri” nelle fasi di tensioni internazionali. La domanda sta salendo in misura più consistente e ciò ne determina un aumento proporzionalmente maggiore dei prezzi.
Ad essere scesi in settimana sono stati anche i rendimenti delle scadenze medio-brevi. Il BTp a 2 anni è passato dal 3% al 2,87% e lo spread su questo tratto della curva ora stringe anche sotto i 60 punti. Interessante notare come il biennale tedesco offra meno del 2,30% contro il 3% a cui è stato dalla Banca Centrale Europea portato il tasso sui depositi bancari. Ciò lascerebbe intendere che il mercato non crede più a ulteriori rialzi dei tassi, bensì a un loro taglio entro il medio termine. L’apprezzamento del BTp a 10 anni, poi, rifletterebbe anche aspettative d’inflazione in discesa, come possibile conseguenza del deterioramento del settore creditizio e forse dell’intera economia nell’Area Euro.