Questa settimana si sta rivelando più positiva delle previsioni per il mercato dei titoli di stato italiani. Nella giornata di martedì, lo spread tra BTp e Bund a 10 anni è sceso sotto 180 punti base, ai minimi da fine aprile 2022. E il rendimento decennale ha chiuso la seduta al 3,89%, scendendo ulteriormente nella seduta successiva e portandosi ai minimi da oltre un mese. Un trend che cancella gli effetti negativi in termini di prezzi per i bond dell’annuncio di metà dicembre da parte della Banca Centrale Europea (BCE).
Proprio martedì, Bloomberg riferiva che fonti vicine a Francoforte prospetterebbero adesso un allentamento della stretta monetaria a partire dal board di marzo. I tassi BCE sarebbero alzati di un altro mezzo punto percentuale a inizio febbraio, mentre il mese successivo di un quarto di punto. Il pretesto su cui l’Eurotower può fare affidamento è il calo dell’inflazione nell’Area Euro a dicembre dal 10,1% al 9,2%. Pur essendo prematuro fare stime per i prossimi mesi, il crollo del prezzo del gas alla borsa olandese lascia sperare in una decelerazione dell’inflazione. Al contempo, il cambio euro-dollaro è risalito sopra 1,08. Unico neo: la risalita del petrolio sopra 85 dollari.
Tassi BCE attesi più vicini al picco
La sola prospettiva che i tassi BCE salgano meno di quanto scontato dopo il board di dicembre ha spinto i rendimenti sovrani in basso e ridotto la percezione del rischio a carico dell’Italia. I CDS a 5 anni, titoli che assicurano contro un eventuale default, sono scesi sotto 110, il prezzo più basso da fine aprile 2022.
Come si evince dal grafico, gli investitori adesso scontano un livello dei tassi massimi di circa il 3,25% per settembre di quest’anno. A fine dicembre, era arrivato a scontare un apice del 3,70%, due rialzi in più di oggi da un quarto di punto ciascuno. Ciò implica anche che ci staremmo avvicinando alla conclusione della stretta monetaria. I tassi BCE salirebbero al 3% tra un paio di settimane e al 3,25% a metà marzo. Dopodiché, Francoforte agirebbe solamente riducendo la liquidità tagliando il proprio portafoglio di titoli di stato e obbligazioni private. Ma se l’inflazione nel frattempo sarà rientrata dai livelli di allarme e le aspettative del mercato non risulteranno disancorate rispetto al target del 2%, possibile anche che il taglio dei riacquisti sia sospeso nel corso dell’anno.