Dopo l’approfondimento della giornata di ieri, torniamo a parlare dell’obbligo della mascherina analizzando la questione riguardante i dipendenti che lavorano in un locale chiuso. Dal nuovo Dpcm del 7 ottobre sappiamo che l’obbligo di indossare la mascherina è esteso nei luoghi chiusi aperti al pubblico, ad eccezione delle abitazioni private. In teoria, quindi, a una prima lettura del documento la mascherina sarebbe sempre obbligatoria per i lavoratori di un’azienda che svolgono la propria attività al chiuso. Le cose però stanno diversamente.
Quando non è obbligatorio indossare la mascherina al lavoro
I protocolli prevedono l’uso della mascherina al lavoro soltanto se non si riesce a garantire un distanziamento minimo. Dunque, se al lavoro la propria postazione è situata a una distanza superiore di un metro rispetto all’altro collega, l’obbligo della mascherina non sussisterebbe. Si tratta di una differenza molto marcata rispetto a quanto previsto nel nuovo Dpcm, dove si parla di esenzione dall’utilizzo dello strumento di protezione individuale solo se è “è possibile garantire in modo continuativo l’isolamento rispetto alle altre persone”, con il concetto di isolamento ben diverso rispetto a quello di distanziamento minimo (entro il quale viene configurato il distanziamento interpersonale di almeno un metro).
Una precisazione sullo smart working
In quest’ultima parte del nostro articolo parliamo di smart working, su cui è doveroso fare una precisazione rispetto a quanto detto e scritto nei giorni scorsi. Se è vero che il nuovo Dpcm del 7 ottobre ha fissato la fine dello stato di emergenza per il Paese al 31 gennaio 2021, ciò non significa che per il lavoro agile valga la stessa data. Come chiarisce Il Sole 24 Ore, infatti, la nuova data limite è fissata al prossimo 31 dicembre 2020.
Vedi anche: Obbligo di mascherina per attività motoria? Arriva la precisazione del Viminale