Sulle pensioni in arrivo il maxi assegno di marzo. Una notizia sicuramente positiva per i pensionati a cui questi aumenti arriveranno. Che naturalmente non sono per tutti i pensionati, ma solo per alcuni. La definizione di maxi assegni nasce dal fatto che si stanno erogando degli aumenti di pensione con effetto retroattivo. Cioè con gli arretrati di gennaio e febbraio, mesi in cui evidentemente gli aumenti non sono stati pagati ai pensionati.
Giunge in redazione la seguente richiesta di chiarimenti
“Ho una domanda per voi che riguarda la mia pensione.
Aumento pensioni e perequazione, a chi spettano quelli di marzo
Gli aumenti di marzo sulle pensioni, o meglio il maxi aumento di marzo altri non è che l’applicazione della perequazione su quelle pensioni che a gennaio non sono state adeguate all’aumento del costo della vita. Una premessa doverosa questa per fugare fin da subito i dubbi che si possono generare nei pensionati. Dubbi che facilmente possono diventare una falsa convinzione. In parole povere vietato aspettarsi mirabolanti assegni di pensione nel mese di marzo per tutti. Perché gli aumenti riguarderanno sostanzialmente i pensionati con assegni o redditi fino al 2.101,52 euro al mese.
Parliamo delle pensioni pari o superiori a quattro volte il trattamento minimo.
Le fasce di perequazione e gli aumenti di pensione per i mesi di gennaio e febbraio
L’aumento invece per i pensionati con assegni più alti, sopra 4 volte il trattamento minimo e fino a 5 volte sarà un aumento inferiore Tutto come previsto dalle nuove regole sulla perequazione introdotte quest’anno. Infatti per gli assegni che rientrano in quella fascia di adeguamento al tasso di inflazione, l’incremento è pari all’85% di quel 7,3% prima citato. Cioè aumenti prossimi al 6,20%. Per i pensionati con assegni tra cinque e sei volte il trattamento minimo l’aumento sarà del 3,86%, figlio di una percentuale pari al 53% del tasso di inflazione. E andranno sempre più a scalare man mano che salgono gli assegni come importo. E come si legge anche sul quotidiano “Il Messaggero”, con incrementi del 2,33% sulle pensioni superiori a 10 volte il trattamento minimo, cioè quelle superiori a 5.250 euro al mese.
Niente aumenti per i titolari di queste prestazioni INPS
Inutile quindi aspettarsi aumenti di assegno per chi ha pensione di importo più basso di 4 volte il trattamento minimo. Perché hanno ricevuto già questi aumenti. E inutile aspettarsi aumenti per chi invece, a prescindere dall’importo della prestazione, non ne ha diritto. Ci saranno pensionati che anche se non hanno ricevuto gli incrementi a gennaio, non li riceveranno nemmeno adesso. Infatti è facile che si tratti di assegni che non hanno goduto della perequazione perché di fatto non prevista. Infatti il meccanismo della perequazione non si applica all’assegno sociale, o alle prestazioni per gli invalidi che sono prestazioni assistenziali.
A dire il vero queste prestazioni si adeguano comunque al tasso di inflazione, ma adottano meccanismi differenti da quelli prima citati e che riguardano i trattamenti previdenziali erogati dall’INPS. E anche se non si può parlare espressamente di misura assistenziale, anche sull’Ape sociale (Anticipo pensionistico sociale) non si applica la perequazione. In pratica l’Ape sociale, che quella prestazione che viene erogata a invalidi, disoccupati, caregiver e lavoratori alle prese con mansioni gravose, non viene adeguata come importo all’aumento del costo della vita.