Unicredit ha fatto parlare molto di sé nelle ultime settimane. Tutto grazie all’ottima performance in borsa, con guadagni del 44% da inizio anno e l’utile netto record pari a 5,4 miliardi di euro nell’esercizio 2022. Risultati conquistati grazie alla gestione di Andrea Orcel, CEO dal gennaio del 2021. Ma proprio il capo è al centro di polemiche in questi giorni per una fuga di notizie sul suo maxi-stipendio. Nei giorni scorsi, sono arrivate le dimissioni di Jayne-Anna Gadhia da presidente del comitato remunerazione della banca e che dal 2021 sedeva nel board.
Gadhia si sarebbe dimessa per ragioni di principio, vale a dire per essere finita nel mirino dei vertici, sospettata di avere fatto trapelare all’esterno notizie riservate. Sulla vicenda è intervenuto il presidente Pier Carlo Padoan, già ministro dell’Economia tra il 2014 e il 2018, il quale ha dichiarato che Orcel non avrebbe chiesto alcun aumento dello stipendio. Ieri sera, indiscrezione de Il Sole 24 Ore circa la proposta del CDA alla riunione del 31 marzo di aumentare lo stipendio di Orcel. 9,75 milioni.
Pare che dalla City partano attacchi mirati all’indirizzo di Orcel. Già nell’aprile del 2021, poco dopo la sua nomina a CEO di Unicredit, FT notava come il predecessore Jean-Pierre Mustier si fosse tagliato il suo stipendio al debutto nella banca nel 2016 del 40% a 1,2 milioni di euro. E sempre il francese, si leggeva, aveva rinunciato a 2,4 milioni di euro di bonus nel 2020, a seguito della pandemia. E ci sono due consulenti contrari alla politica delle remunerazioni dei dirigenti Unicredit.
Stipendio Orcel, parola ad azionisti Unicredit
Sta di fatto che ci si dimentica di considerare che da quando Orcel è stato nominato CEO, il valore delle azioni Unicredit è schizzato del 155%, cioè è cresciuto di due volte e mezzo in appena due anni. Sulla base dei risultati del 2022, agli azionisti saranno distribuiti 5,25 miliardi tra dividendi (1,91 miliardi) e riacquisto di azioni proprie o buyback (3,34 miliardi). La capitalizzazione in borsa è salita di 22,5 miliardi sotto Orcel, accorciando le distanze con Intesa Sanpaolo, che nello stesso periodo ha guadagnato in borsa poco più del 40% o 14,2 miliardi.
Il moralismo un tanto al chilo sullo stipendio di Orcel appare patetico. Certo che il suo stipendio risulta elevato secondo gli standard dell’uomo della strada e primeggia tra tutti i banchieri italiani. Il secondo più remunerato, ad esempio, è Carlo Messina di Intesa con “soli” 4,2 milioni e marcato stretto da Alberto Nagel, un pelo sotto tale cifra. Tuttavia, sarebbe in arrivo anche un aumento del 20% per i bonus a favore di tutti i dipendenti non esecutivi e dei 900 top manager della banca. Inoltre, queste cifre sono abbastanza comuni nel panorama dei banchieri internazionali. Nessun confronto con gli Stati Uniti, dove le cifre arrivano anche a centinaia di milioni e, in qualche caso, a fronte di risultati catastrofici.
A chi giova agitare le acque prima del board di fine mese? In quella sede, si dovrà decidere sull’aumento di stipendio per Orcel e gli altri dirigenti. La fuga di notizie ha il sapore di una sorta di vendetta contro il boss. Sembra un modo per scuotere l’opinione pubblica e di riflesso gli azionisti. L’ultima parola spetta a questi ultimi in assemblea.