Ha fatto scalpore la notizia che Amadeus non rinnoverà il contratto con la Rai in scadenza nel prossimo mese di agosto. Il suo trasferimento su Nove, nei fatti la rete ammiraglia del gruppo Warner Bros. Discovery è certo. L’ufficializzazione sarà questione di tempo. Dopo Maurizio Crozza e Fabio Fazio, quindi, il terzo polo televisivo prosegue con la sua campagna acquisti tra i volti noti dello star system italiano. Nel mirino vi sarebbero ora personaggi come Belen Rodriguez, Barbara d’Urso, Lilli Gruber ed Enrico Mentana.
Mediaset esce da un 2023 storico
Arriva da un 2023 da incorniciare. Per la prima volta nella sua storia, ha battuto la Rai per ascolti. Il vice-presidente Piersilvio Berlusconi è stato chiaro al proposito: “non si ripeterà”. Quest’anno ci saranno le Olimpiadi e gli Europei di calcio. La tv di stato dovrebbe essere in grado di tornare saldamente in testa. Anche se ha aggiunto quel “non si sa mai”, che lascia trasparire un minimo ottimismo. I numeri per ora sono dalla sua parte. MediaForEurope, la capogruppo di riferimento per Mediaset con sede in Olanda, ha chiuso l’esercizio passato con un utile netto in rialzo del 17,7% a 217,5 milioni di euro. E nei primi tre mesi di quest’anno la raccolta pubblicitaria è cresciuta del 6%.
La sfida del terzo polo televisivo
Il punto è che il terzo polo televisivo avanza e non lo si può lasciare troppo libero di fare incursioni in casa altrui. Da considerare che finora Warner Bros. Discovery non ha aperto alcuna guerra con Mediaset. Ha sempre e solo “strappato” volti popolari alla Rai. Non è un caso che i nomi di Belen e d’Urso stiano girando dopo che i relativi contratti con Cologno Monzese non sono stati rinnovati.
Ma la sfida c’è ugualmente, pur indiretta. Ogni punto di share in più sul Nove e le altre numerosi reti del terzo polo equivale a minori introiti pubblicitari per gli altri. Parliamo di qualcosa come circa 36 milioni all’anno. Mediaset deve correre ai ripari per non perdere appeal a favore di altri canali. E Piersilvio avrebbe messo nel mirino niente di meno che il Festival di Sanremo. Negli ultimi anni, la kermesse sonora è diventata una gallina dalle uova d’oro per la Rai. La raccolta pubblicitaria nell’ultima edizione del febbraio scorso ha superato i 60 milioni di euro, a fronte di costi per una ventina di milioni.
Gli occhi di Piersilvio sul Festival di Sanremo
Il Festival di Sanremo, che fino a pochi anni fa era visto come una grossa manifestazione costosa, adesso ha un ritorno enorme in termini finanziari diretti e indiretti (aggiungiamo le trasmissioni collegate) e di immagine. Ma Viale Mazzini non ne possiede il marchio. C’è una semplice convenzione stipulata con il Comune di Sanremo, facente parte della provincia di Imperia. Ad oggi è sempre stato rinnovato senza problemi. Costa alla tv pubblica 5 milioni all’anno, di cui 2,3 per affittare il Teatro Ariston. L’ultimo rinnovo è avvenuto nel novembre del 2023 e fino al 2025. Cosa accadrebbe, però, se a ridosso della scadenza si presentasse un altro operatore televisivo con un’offerta irrinunciabile?
Mettetevi nei panni del sindaco di Sanremo, alla guida di una cittadina di circa 55.000 abitanti. Se Mediaset gli offrisse il doppio o il triplo della cifra sinora pagata dalla Rai, si rifiuterebbe nel nome di cosa? La difesa del servizio pubblico non spetterebbe certamente a lui.
Mediaset cambia strategia?
Il punto è che la tv pubblica deve ora guardarsi da più parti. La sfida con Mediaset è stata negli ultimi decenni quasi edulcorata per ragioni politiche. Si era creato un delicato equilibrio per il quale il gruppo privato ha limitato la sua competizione, consentendo ai grandi eventi Rai di svolgersi senza inciampi. Il successo del festival si deve anche all’assenza di concorrenza sui canali Mediaset. Nel migliore dei casi ci troverete in quelle serate la millesima replica del Titanic. Ma ora che si è affacciato un terzo polo televisivo dalle intenzioni apparentemente tutt’altro che amichevoli, molto può cambiare. E chissà che la stessa Cologno Monzese non debba rivedere il proprio modus operandi.