Non ha alcuna intenzione di mollare la presa su Generali. La risposta di Mediobanca alla scalata di Francesco Gaetano Caltagirone e Leonardo Del Vecchio è arrivata giovedì, quando ha annunciato di essere entrata in possesso di altre 70 milioni di azioni con diritto di voto, attraverso un prestito titoli avvenuto con una “controparte primaria”. Il pacchetto vale il 4,42% del capitale della compagnia e porta la quota complessivamente detenuta da Piazzetta Cuccia al 17,22%. L’operazione ha durata di otto mesi e, comunque, fino alla data della prossima assemblea degli azionisti, che sarà convocata nella primavera prossima per approvare il rinnovo del consiglio di amministrazione.
Altro dettaglio: il prestito titoli è avvenuto su base chiusa; significa che il titolare non potrà chiedere indietro le azioni concesse in prestito fino alla fine del contratto. La mossa punta a “blindare” Mediobanca in assemblea, in vista del possibile ulteriore rafforzamento del Patto di consultazione tra i due imprenditori, a cui si è associata la Fondazione Crt, portando la quota dei soci “ribelli” al 12,53%.
Generali ingolosisce gli azionisti, preziosa per Mediobanca
Abbiamo già scritto che decisivo potrebbe rivelarsi l’appoggio o meno della famiglia Benetton ai “pattisti”. Con il loro 3,97% sarebbe potenzialmente determinante. Ma un po’ meno dopo l’annuncio di Mediobanca. E per due ragioni fondamentali: in primis, perché adesso la quota da almeno pareggiare è salita sopra il 17%; secondariamente, perché segnala che l’istituto non intende assistere passivamente al tentativo di alcuni soci di impedire un nuovo mandato al CEO Philippe Donnet.
In verità, ci sarebbe un’altra realtà di cui tenere conto. Quel 4,42% a Mediobanca sarà verosimilmente stato prestato da qualcuno tra gli investitori istituzionali presenti nel capitale di Generali. Essi detengono poco più del 40% e ad oggi sarebbero il vero ago della bilancia nella battaglia per il controllo della compagnia. Dunque, già qualche fondo si è schierato con Mediobanca e adesso la quota in bilico scende sotto il 36%.
Ed ecco anche spiegata la ragione per cui Mediobanca non vorrebbe rinunciare al controllo di Generali. Prestigio, certo. Ma c’è in gioco anche la solidità finanziaria della banca. Pensate che il dividendo a cui pro-quota essa avrà diritto per quest’anno sia di quasi 300 milioni, cioè all’incirca la metà di quello che distribuirà a sua volta ai propri soci. Generali è per Mediobanca una gallina dalle uova d’oro.