Meglio l’assegno sociale o la pensione di vecchiaia con pochi contributi? Ecco come capirlo

Assegno sociale o pensione di vecchiaia? Ecco la domanda dei contribuenti che a 67 anni di età non raggiungono i 20 anni di contributi.
9 mesi fa
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Esiste un trattamento di favore riservato ai cosiddetti contributivi puri, ovvero coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995. Questi soggetti godono di un vantaggio pensionistico non disponibile a chi ha iniziato a lavorare prima di tale data. Nonostante l’età pensionabile sia piuttosto elevata, fissata ai 71 anni, tale opportunità non è concessa a chi ha iniziato la propria attività lavorativa prima del 1996. Esaminiamo ora il caso di coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 1995 e non sono riusciti a completare i 20 anni di contributi, necessari per accedere alla pensione di vecchiaia a 67 anni.

Tali soggetti, che potrebbero aver richiesto e ottenuto l’assegno sociale, non hanno sfruttato appieno i propri versamenti contributivi.

“Sono una casalinga che sta per compiere 71 anni e vorrebbe capire se ha qualche possibilità di prendere la pensione di vecchiaia. Premetto che ho 16 anni di versamenti contributivi. Oggi prendo l’assegno sociale e mi vale oltre 530 euro al mese. A 71 anni essendo una ex lavoratrice del settore contributivo perché ho il primo accredito nel 2001, potrei chiedere la pensione di vecchiaia. Ho paura di combinare un disastro. Come faccio a capire se la pensione di vecchiaia è più alta dell’assegno sociale che prendo adesso?”

Meglio l’assegno sociale o la pensione di vecchiaia con pochi contributi? Ecco come capirlo

La nostra lettrice solleva un quesito di grande rilevanza, che può interessare molti nella sua stessa situazione: persone che ricevono l’assegno sociale e si avvicinano all’età per la pensione di vecchiaia contributiva. La questione fondamentale è la seguente: è più vantaggioso mantenere l’assegno sociale o optare per la pensione di vecchiaia avendo versato pochi contributi?

Indipendentemente dalla quantità di contributi versati, chi si trova in queste condizioni rischia di non accedere mai alla pensione. La nostra lettrice, ad esempio, beneficia dell’assegno sociale in quanto soddisfa i requisiti di reddito necessari per ottenere tale sostegno.

Tuttavia, anche con 16 anni di contributi (o anche 19 anni e 11 mesi, senza che ciò cambi la situazione), si apre la porta a quella che viene definita “contribuzione silente“: versamenti contributivi effettuati per la futura pensione che, se non utilizzati, rimangono effettivamente un “dono” all’INPS.

Questo a meno che il soggetto non rientri nella categoria dei contributivi puri. Infatti, per coloro che hanno iniziato a versare contributi dopo il 31 dicembre 1995, è possibile accedere alla pensione di vecchiaia contributiva a 71 anni di età anche con soli 5 anni di contributi.

Cosa succede a 67 anni per chi non ha diritto ad una pensione propria

All’età di 67 anni, chi non ha maturato il diritto a una propria pensione può rivolgersi all’INPS per richiedere l’assegno sociale. Questa prestazione è legata a specifici requisiti di reddito. Si tratta della principale forma di assistenza erogata dall’INPS a coloro che non hanno diritto a una pensione e il cui reddito è inferiore a una certa soglia, includendo sia i redditi individuali che quelli coniugali.

In virtù di questa condizione, numerosi lavoratori accedono a tale sostegno dall’INPS al compimento dei 67 anni. Tuttavia, esistono anche individui che, raggiunti i 71 anni, possono verificare il loro diritto a ricevere la pensione di vecchiaia in qualità di contribuenti. Come menzionato, coloro che appartengono al sistema contributivo possono ottenere la pensione di vecchiaia a 71 anni, anche avendo versato contributi per soli cinque anni.

I calcoli da fare per verificare la convenienza dell’una o dell’altra misura

Essendo una pensione di natura contributiva, è necessario verificare, all’età di 71 anni, se il trattamento percepito al momento della liquidazione supera l’assegno sociale. Nel 2024, l’assegno sociale ammonta a circa 534 euro al mese.

Non è automatico che la pensione di vecchiaia contributiva raggiunga tale cifra, soprattutto se i contributi versati non sono numericamente sufficienti o di importo significativo da garantire un trattamento superiore a 534 euro mensili.

È noto che le pensioni contributive non conferiscono il diritto a maggiorazioni sociali né all’integrazione al trattamento minimo; di conseguenza, l’importo della prestazione è calcolato esclusivamente sul montante contributivo.

Ciò significa che, anche con soli 5 anni di contributi versati, si acquisisce il diritto a una pensione, ma è improbabile ottenere un importo superiore ai 500 euro al mese. Tuttavia, ciò non implica che chi richiede la pensione di vecchiaia rischi di vedersi ridurre la prestazione attualmente percepita.

L’INPS, infatti, eroga al beneficiario il trattamento più vantaggioso tra quelli disponibili, che potrebbe risultare essere l’assegno sociale. Pertanto, chi ha ricevuto l’assegno sociale e ora intende accedere al trattamento di vecchiaia a 71 anni deve prendere in considerazione tutti questi fattori.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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