Da tempo ormai si parla di riforma delle pensioni. Si tratta di un argomento spinoso, soprattutto in Italia. Anche se il governo Draghi avrebbe voluto metterci le mani, la crisi di governo (e le successive dimissioni del Premier) ha mandato tutto all’aria. L’esecutivo attuale, come sappiamo, è stato supportato da un’ampissima maggioranza parlamentare. Partiti politici con idee, spesso, diametralmente opposte, anche per quanto riguarda le pensioni. E così, dopo numerosi rinvii, nulla è stato toccato. A parte la misura ponte di quota 102, che però ha una scadenza, anche piuttosto vicina.
Legge che (a quanto pare) piace tanto alla commissione europea, ma non ai partiti, soprattutto quelli di centro destra (favoriti alle prossime elezioni).
Il grosso problema delle pensioni riguarda anche, e soprattutto, i suoi costi. Una riforma ideale dovrebbe prevedere un qualche strumento di pensionamento anticipato, non gravando, al contempo, troppo sui conti pubblici. Cosa davvero difficile.
Ecco perché il ritorno alla Fornero è più che mai reale?
Come già detto in apertura, quota 102 è una misura ponte, con scadenza fissata al 31 dicembre. Dopo tale data si ritorna alla legge Fornero in versione integrale.
Il 25 settembre si terranno le prossime elezioni politiche e, stando ai sondaggi, il prossimo governo potrebbe essere formato dalla coalizione di centro destra. Un centro destra da sempre contrario alla legge in questione, e di cui, in passato, ne è stata fatta una vera e propria battaglia politica.
Siamo sicuri che la Fornero, anche se dovesse ritornare, lo farebbe per poco tempo, in attesa di una nuova riforma.
Nei piani del centro destra ci sono diverse possibilità, purtroppo però tutte apparentemente molto costose.
La Lega vorrebbe introdurre Quota 41, con la possibilità di pensionamento al 41esimo anno di versamenti a prescindere dall’età anagrafica. Forza Italia, invece, vorrebbe introdurre quota 104.