Lo chiamano inverno demografico e l’Italia vive da anni a temperature sottozero. Nel 2022 le nascite sono scese a 393.000 unità, mai così basse dall’Unità d’Italia ad oggi. E il numero degli abitanti residenti è così sceso di 179.000 in un anno a 58 milioni 850 mila. E’ un grosso problema sotto vari aspetti. La nazione italiana rischia di scendere sotto 48 milioni di abitanti nel 2070. Non solo il Bel Paese sarà sempre più marginale in un pianeta che entro la fine del secolo dovrebbe ospitare 10 miliardi e 900 milioni di persone; le ripercussioni rischiano di essere gravi anche sul piano economico e sociale.
Meno tasse contro calo nascite
A chi le chiedeva se non fosse il caso di fare entrare più immigrati regolari per rispondere alle esigenze delle imprese, la premier ha risposto dal Salone del Mobile di Milano che la soluzione deve arrivare, anzitutto, dall’aumento dell’occupazione femminile. E nelle stesse ore il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, parlava della necessità di abbassare le tasse a chi fa figli. Non sono ancora noti i dettagli della proposta che il governo intende presentare formalmente, magari in sede di riforma fiscale. Tuttavia, Massimo Bitonci, sottosegretario del Ministero per il Made in Italy in quota Lega, ha riferito che si starebbe valutando una maxi-detrazione di 10.000 euro per ogni figlio fino al completamento degli studi. La misura non rimpiazzerebbe l’assegno unico, che rimarrebbe in vigore.
A titolo di confronto, attualmente la detrazione per figli a carico è di soli 950 euro fino ai 21 anni di età. Il futuro beneficio fiscale sarebbe garantito a tutti i contribuenti, indipendentemente dai redditi dichiarati. Chiaramente, così facendo si offrirebbero maggiori vantaggi alle famiglie più numerose. Ma l’aumento delle nascite è così prioritario da rendere urgenti misure ad hoc.
Per non parlare degli aspetti occupazionali. Minori lavoratori disponibili farebbero precipitare la produzione nazionale, mentre anche servizi pubblici come le scuole rischiano di restare a corto di utenti. Meno studenti, ad esempio, richiederebbero un minore numero di insegnanti, bidelli, ecc. Infine, a rischio vi sarebbe la sostenibilità del nostro sistema assistenziale. Un calo delle nascite si traduce in una riduzione futura degli occupati, con la conseguenza che il rapporto con i pensionati muterebbe a favore di questi ultimi. A pagare gli assegni sarebbero sempre in meno persone. L’INPS avrebbe risorse sempre più basse per provvedere ai pagamenti.
Verso quoziente familiare alla francese?
Ci sono due ordini di problemi da considerare nella possibile strategia che intende mettere in campo il governo. La prima riguarda le coperture finanziarie. Serve uno shock, ma esso non può che consistere in un forte impatto sulle vite delle persone, altrimenti non sarebbe percettibile e gli effetti risulterebbero scarni. Da dove prendere i soldi? Secondariamente, siamo sicuri che basti la leva fiscale per stimolare le nascite? In altre parole, dovremmo chiederci se dietro al fenomeno non si celino motivazioni extra-economiche, magari di tipo socio-culturali. L’Italia sta perdendo gradualmente il senso della famiglia? Fare figli è considerato ormai d’intralcio a uno stile di vita edonistico?
Tentare di rispondere a queste domande serve per capire quali misure potranno essere più efficaci. La detrazione di 10.000 euro per figlio non sarebbe altro che una soluzione in stile quoziente familiare, un sistema applicato in Francia con risultati apparentemente soddisfacenti se è vero che il tasso di fertilità in Francia è stato nel 2022 tra i più alti in Occidente, cioè di 1,80 contro 1,29 in Italia.