Mercati emergenti (BRIC): outlook in miglioramento

I dati macroeconomici mostrano segnali positive per i mercati emergenti (BRIC). Unica eccezione l’India. Il punto degli analisti sui primi sei mesi del 2017
7 anni fa
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Russia: sorprese in positivo

 

L’attività economica in Russia ha rimbalzato nel secondo trimestre, accelerando al 2,5% a/a dallo 0,5% a/a dei primi tre mesi dell’anno. Il forte legame tra il Pil russo e i prezzi del petrolio suggerisce che questa overperformance non è poi così anomala. Tracciando l’andamento del greggio, possiamo anche creare un modello di crescita del Pil in grado di segnalare la direzione corretta dell’attività economica. Da qui in avanti, le quotazioni dell’oro nero segnalano un graduale rallentamento andando verso il 2018, quando la crescita poi recupererà terreno.

C’è peraltro spazio per sorprese al rialzo rispetto alle nostre aspettative di crescita all’1,3% per il 2017, già migliorate rispetto all’1,1% precedente. Anche i dati sull’inflazione sono risultati positivi, creando spazio per ulteriori tagli dei tassi: ci aspettiamo – dice Botham – che vengano portati all’8% entro fine anno.

 

Sul fronte geopolitico, le nuove sanzioni statunitensi approvate a inizio agosto inaspriscono le restrizioni che riguardano i prestiti alle società della lista nera e aumentano le possibilità di ulteriori misure contro altre aziende di Stato. Tutto ciò può potenzialmente pesare sugli investimenti diretti esteri e sugli investimenti domestici. Ancora più preoccupante per la Russia è il fatto che il Tesoro USA sta valutando l’impatto di ipotetiche sanzioni sul debito governativo russo. Circa il 30% del debito governativo russo è detenuto da entità straniere, quindi azioni in quest’area potrebbero mettere in difficoltà il Paese.

 

India: venti contrari di natura politica

 

La revisione al ribasso delle stime di crescita sull’India è riconducibile a due avvenimenti chiave. Il primo riguarda il Pil del primo trimestre, cresciuto del 6,1%, un punto percentuale sotto il consenso. Il secondo consiste nell’implementazione della tassa su beni e servizi, introdotta a inizio luglio. I PMI segnalano un impatto negativo considerevole, sia sul lato manifatturiero che dei servizi.

Anche la produzione industriale a giugno ha registrato una contrazione, la prima negli ultimi quattro anni, in vista della nuova tassazione. In ogni caso, ci aspettiamo che l’effetto sia transitorio, quindi il nostro outlook per il 2018 – prosegue Botham – è meno influenzato.

 

Il trend disinflazionistico prosegue e lascia spazio alla Banca Centrale per intervenire a supporto della crescita. A luglio, la Banca Centrale ha tagliato i tassi di 25 punti base al 6%, dopo che l’inflazione si era attestata al 2,4%, ben al di sotto del target al 4%. Nel lungo periodo, la variabile principale che potrebbe rallentare la crescita riguarda il settore bancario domestico, responsabile dell’80% dei finanziamenti. Circa il 12% dei prestiti sono non esigibili e una risoluzione non sembra vicina. La ricapitalizzazione potrebbe costare al Governo 90 miliardi di dollari e, in assenza di un approccio sistematico, è improbabile che la crescita del credito supporti la crescita nel corso del prossimo anno.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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