Mentre i giovani fuggono dall’Italia per cercare un’ancora di salvezza all’estero, i 50enni sembrano confermarsi una categoria che si trova in difficoltà. Parliamo ovviamente di lavoro. A fare una panoramica di tutto ciò è il report ‘Talenti senza età, donne e uomini over 50 e il lavoro’ a cura del Centro di ateneo studi e ricerche sulla famiglia dell’università Cattolica di Milano che si è basata su chi un lavoro ce l’ha e non, quindi, su chi lo sta cercando.
Il mercato del lavoro e gli over 50
I 50enni italiani sono quelli che non fuggono dal paese ma che hanno maggiori difficoltà e vengono messi da parte anche se hanno competenze e titoli. Nel nostro paese, come fa notare la ricerca, si fanno sempre meno figli, la popolazione invecchia e di conseguenza gli over 50 potrebbero diventare i nuovi giovani. Un fenomeno che riguarda in maniera ancora maggiore le donne, che già sono svantaggiate per questioni legate al genere.
Nell’analisi si legge: “Il 45,7% degli intervistati dà molto sul lavoro ma vive i momenti più problematici dai 50 anni in poi. Questi sono gli anni in cui la vita prende una strada più complessa, il 63,6% vive cambiamenti profondi che rivoluzionano l’assetto di vita e questa fascia di lavoratori, talenti ancora attivi e amanti del lavoro, sono in difficoltà”.
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I 3 profili
Secondo Claudia Manzi, che ha curato la direzione del progetto: “L’Italia sta invecchiando e il futuro delle imprese è soprattutto over 50. Nonostante ciò molto talento dopo i 50 anni resta invisibile, seppellito da tanti stereotipi sull’invecchiamento. Invece le aziende che lavorano su questi stereotipi per abbatterli aumentano del 57% la probabilità di avere talenti over 50 attivi e pronti a nuove sfide lavorative.
Nell’analisi sono stati anche analizzati tre profili di lavoratori over 50. Il 30,9% sono talenti attivi, che risultano anche realizzati dal punto di vista personale, il 45,7% sono talenti atti ma in difficoltà, dunque meno realizzati dal punto di vista professionale, il 23,4% sono talenti smarriti, caratterizzati da livelli bassi di rendimento, quindi i peggiori considerata questa scala.
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