Il mercato delle obbligazioni emergenti è stato “scongelato” dopo due anni di siccità nell’Africa sub-sahariana

Tornano le emissioni di obbligazioni emergenti nell'Africa sub-sahariana dopo due anni di stop a causa di pandemia e default multipli.
10 mesi fa
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Nuove obbligazioni emergenti a sud del Sahara
Nuove obbligazioni emergenti a sud del Sahara © Licenza Creative Commons

A sud del Sahara qualcosa si muove. Dopo uno stop durato quasi due anni, c’è stata oggi una nuova emissione di obbligazioni emergenti in questo pezzo di Africa. Ed è avvenuta per mezzo del Tesoro della Costa d’Avorio. Un bond in due tranche, entrambe denominate in dollari USA. La prima è un’obbligazione sostenibile con ammortamento per metà nel 2032 e l’altra metà nel 2033. Stando alle prime indicazioni di prezzo, la cedola sarebbe stata fissata all’8,375%. La seconda tranche è di tipo ordinario con ammortamento per metà nel 2036 e il resto nel 2037.

In questo caso, la cedola sarebbe stata fissata all’8,875%.

Tre default in Africa con la pandemia

Cosa significa che queste obbligazioni emergenti prevedono un ammortamento in due anni? Il capitale non sarà rimborsato interamente alla scadenza come avviene per le emissioni cosiddette “plain vanilla”. Una prima metà sarà restituita all’investitore nell’anno precedente in entrambi i casi. Una scelta che vuole evitare evidentemente di concentrare i pagamenti in un’unica data.

Che il mercato delle obbligazioni emergenti nell’Africa sub-sahariana si sia smosso sembra una buona notizia. Significa che le tensioni finanziarie dei mesi passati sono considerati alle spalle. La pandemia aveva provocato il tracollo di diverse economie del continente, alcune delle quali sono andate in default. Ad oggi, la lista comprende Zambia, il confinante Ghana e l’Etiopia. A rischio vi è in questo periodo anche il Kenya.

Rating bassi, riserve scarse

La Costa d’Avorio non ha un debito pubblico altissimo, al 58% del PIL, ma possiede scarse risorse per provvedere ai pagamenti. In effetti, le entrate fiscali ammontano solamente al 15% del PIL e il deficit dovrebbe essersi attestato al 5,4% nel 2023. Bassi i rating assegnati: BB- per S&P e Fitch, Ba3 per Moody’s. Il rischio di credito teorico è considerato altissimo. In effetti, le riserve valutarie a stento coprono 4,5 mesi di importazioni, mentre il debito pubblico estero a breve termine per quest’anno vale 2,1 miliardi di dollari.

Pesante il passivo corrente, atteso al 5,8% del PIL nel 2023.

Considerate che la Costa d’Avorio adotta il franco CFA, agganciato all’euro. Ciò le consente da un lato di godere della relativa stabilità dei prezzi e del tasso di cambio, dall’altro non riesce a recuperare in fretta la competitività eventualmente perduta sui mercati internazionali. E questa fragile economia dell’Africa occidentale è largamente dipendente dalle esportazioni di cacao. Detiene una quota di mercato globale del 30%.

Investire in obbligazioni emergenti senza colpi di testa

Queste nuove obbligazioni emergenti saranno senz’altro un’ulteriore opportunità per diversificare il portafoglio con il taglio dei tassi di interesse da parte delle principali banche centrali nei prossimi mesi. La svolta monetaria beneficerebbe queste emissioni per la maggiore caccia al rendimento che si scatenerà tra gli investitori istituzionali e non. Ma non dimenticate il caso del vicino Ghana. Soltanto tre anni fa sorprendeva il mondo con l’emissione di un bond zero coupon a 4 anni. Sfiorò gli 80 centesimi sul mercato nell’aprile del 2021, mentre oggi prezza a 38,30 centesimi e rende così quasi il 122,50%. Conseguenza del crac finanziario seguito al rialzo globale dei tassi.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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