A Brandeburgo il cancelliere Olaf Scholz la scampa per un paio di punti percentuali ed evita formalmente la sconfitta in favore di AfD, la destra euro-scettica della Germania. Per una volta i “sovranisti” tedeschi sono stati battuti, insomma. Ma chi sono i sovranisti, se non coloro che attaccano il mercato unico nei fatti, più che attraverso le inutili parole dei presunti nazisti all’opposizione e isolati politicamente? Dopo la batosta in Turingia e Sassonia, la reazione del governo federale fu la chiusura delle frontiere con tanto di riattivazione dei controlli per impedire l’arrivo di nuovi immigrati clandestini.
Mercato unico inesistente sul caso Unicredit-Commerzbank
E Schengen? Avete sentito qualche euro-burocrate alzarsi in piedi a Bruxelles e chiedere conto a Berlino del suo operato? Associazioni umanitarie, immigrazioniste, tutti zitti e buoni. Poi succede qualcosa di totalmente inaspettato. Il governo tedesco vende un pacchetto azionario in Commerzbank, retaggio della nazionalizzazione del 2009. Pensava che avrebbe avuto la fila di clienti, mentre si è presentata solamente Unicredit, che ha comprato il 4,5%.
Sindacati e dirigenti della banca tedesca hanno iniziato a protestare. Temono pesanti tagli all’occupazione, ma soprattutto che il sistema economico nazionale perda prestiti abbondanti e a buon mercato. Risultato? Il governo Scholz non procederà alla vendita di ulteriori quote come programmato, avendo ancora in possesso il 12% di Commerzbank. E insieme a Deutsche Bank vorrebbe disturbare l’operazione di Andrea Orcel, così da costringerlo alla resa. I tedeschi non vogliono che istituti di altri stati vengano in Germania a rompere gli equilibri tutti atipici della prima economia europea.
Francia chiusa ad acquisizioni estere
Il mercato unico in Germania esiste solo a parole. Berlino ne è il massimo difensore, partendo dalla premessa che essa sia predatrice e tutti gli altri stati comunitari siano prede.
Parole, parole, parole. Lo stesso Macron esordì da presidente bloccando la vendita già avvenuta di Stx a Fincantieri. Pensate che in campagna elettorale aveva accusato Marine Le Pen di voler smantellare il mercato unico opponendosi ad operazioni come queste. Il punto è che sarebbe cosa buona e giusta, se non fosse che a crederci siamo stati sempre e rimasti soltanto noi italiani. Per gli altri l’Unione Europea è sempre stata una condizione “win-win”: se c’è da esportare e da comprare asset altrove, bene; altrimenti, si frappongono ostacoli di natura burocratico-normativa e, se non bastasse, si arriverebbe alle minacce (pardon, pressioni) politiche vere e proprie.
Italia deserto industriale
L’Italia non ha più una compagnia telefonica in mano ad un soggetto nazionale, per non parlare di una compagnia aerea e persino di una casa automobilistica. Lo dobbiamo all’inesistenza di un capitalismo tricolore degno di questo nome. Ma c’è dell’altro. La verità è che i francesi o i tedeschi difendono a spada tratta le loro imprese e banche anche quando sono esempio di inefficienza produttiva. Nessuno conosce i bilanci delle Sparkassen, guarda caso sottratte alla vigilanza della Banca Centrale Europea e strettamente controllate dalla politica regionale. Lo fanno perché per loro il mercato unico non esiste, è sempre stato una presa in giro per fare shopping all’estero, spostare le produzioni nei loro territori e vendere agli altri beni dopo averne orchestrato le delocalizzazioni.
Mercato unico grande imbroglio
E fu così che la “fusione alla pari” tra l’ex Fiat e Peugeot è stato il cavallo di Troia di Parigi per mettere le mani su quanto rimaneva della casa italiana per acquisire tecnologie e know-how mancanti e smantellare gli stabilimenti nel Bel Paese. La politica italiana ha iniziato a capire con gravissimo e colpevole ritardo come funzioni davvero il mercato unico. A Vivendi è stato sottratto il giocattolo della rete Tim, mentre le è stato impedito di scalare Mediaset. E di recente la “golden power” inizia ad essere esercitata con maggiore frequenza a tutela di reti e know-how. Ma i buoi sono già scappati dalla stalla da un bel pezzo. L’Italia si è desertificata sul piano produttivo. Stiamo trasformandoci in un’economia di camerieri, albergatori e guide per turisti che vengono a portarci gli spiccioli dopo che i loro governi hanno gestito dietro le quinte lo smantellamento della nostra industria.
Una analisi lucida e purtroppo vera. Dove possiamo leggere altri articoli scritti da questo Autore? (il suo italiano è eccellente ed efficace. Non ha bisogno di infiorettarlo con termini di pidgin inglese al posto di sostantivi della lingua inglese colonialista)