Trattative in pieno svolgimento per la nascita del nuovo governo in Germania, ma Friedrich Merz dovrà probabilmente attendere che passi la Pasqua per diventare cancelliere. E rischia di arrivarci già consumato dal negoziato con i socialdemocratici e oggetto di sfiducia da parte dei suoi stessi elettori. Un sondaggio Forsa di martedì dava al suo partito di centro-destra CDU/CSU il 25% contro il 24% dell’AfD, il partito della destra euroscettica e sovranista. A seguire i futuri alleati dell’SPD con il 15%, i Verdi al 12% e i post-comunisti di Linke al 10,5%.
Debito e riarmo nel mirino dell’opinione pubblica in Germania
Alle elezioni federali del 23 febbraio scorso, meno di un mese e mezzo fa, i conservatori ottennero il 28,5% contro il 20,8% dell’AfD, il 16,4% dell’SPD, l’11,6% dei Verdi e l’8,8% della Linke.
In poche settimane, quindi, i due partiti che daranno vita alla prossima Grande Coalizione hanno perso complessivamente intorno al 5% dei consensi. Insieme, ottengono appena il 40%. Viceversa, AfD e Linke insieme guadagnano esattamente quel circa 5% perso dai due schieramenti tradizionali. Si tratta dei soli due partiti presenti sia nel vecchio che nel nuovo Bundestag ad avere votato contro la riforma costituzionale sul “freno al debito”. I due sono anche contrari al sostegno all’Ucraina e la Linke, in particolare, osteggia apertamente il riarmo tedesco.
Merz è criticato anche all’interno del suo partito. Johannes Winkel, il leader della CDU giovanile, non ha nascosto le sue perplessità sul piano da 1.000 miliardi di euro di debito in 10 anni. Avrebbe preferito il varo delle riforme per potenziare il tasso di crescita dell’economia tedesca nel medio-lungo periodo.
A suo dire, con l’allentamento delle regole fiscali il prossimo governo imboccherà una scorciatoia per non affrontare i nodi strutturali. Critiche che arrivano anche dagli economisti. Il capo dell’istituto DIW, Marcel Fratzscher, ritiene che CDU/CSU e SPD stiano tutelando le rispettive “clientele elettorali”, anziché fare le riforme necessarie.
Conservatori smarriti, AfD capitalizza delusione
Debiti e riarmo, dunque, nel mirino dell’opinione pubblica tedesca. La posizione di Merz è molto delicata, perché proprio i conservatori hanno per decenni avversato il ricorso all’indebitamento e sostenuto politiche di austerità fiscale. Il cambio di linea di 180 gradi non era stato anticipato in campagna elettorale, per cui adesso anche tra coloro che avevano votato il candidato cristiano-democratico, si ritrovano spaesati e indispettiti. L’AfD sta avendo gioco facile a far notare ai tedeschi di essere stati “traditi” dai due principali partiti, i quali si accordano come se nulla fosse, pur essendo usciti bastonati dalle urne con consensi molto bassi.
Merz dovrà sperare di riuscire a portare risultati nel più breve tempo possibile, così da dimostrare ai propri elettori di avere compiuta la scelta giusta. Se l’economia tedesca non ripartirà presto, le preoccupazioni prevarranno sull’ottimismo. Il problema è che prima cancelliere lo dovrà diventare. I socialdemocratici gli stanno rendendo la vita difficile, cercando di vendere cara la pelle per consentirgli di formare il nuovo governo.
Non accettano tagli alla spesa sociale, che erano stati promessi dal centro-destra. Né vogliono abbracciare la linea dura sull’immigrazione, altra battaglia su cui i conservatori si giocano la faccia.
Merz già impopolare
Gli stessi consensi personali di Merz stanno precipitando. Solo il 28% degli intervistati gli ha espresso fiducia, giù dal 36% di dicembre. Il 70% non lo gradisce come cancelliere, in netto aumento dal 60%. Il debutto è già difficile così. Cosa accadrebbe se i consensi per il suo partito continuassero a scendere e, a quel punto, l’AfD si portasse prima nei sondaggi? Probabile che ci sarebbero ritocchi alla politica sbandierata in queste settimane post-voto. Il freno al debito non verrebbe mollato del tutto. Lo stesso sostegno finanziario all’Ucraina potrebbe ridimensionarsi nel caso in cui le trattative di pace dessero un esito positivo.
C’è la forte sensazione che Merz abbia ignorato gli umori del suo stesso elettorato, pur di arrivare alla cancelleria senza faticare. Ha concesso troppo e subito agli avversari dell’SPD e adesso non riesce ad incassare il proprio dividendo. Pur mostrando qualche segnale di ripresa, l’economia tedesca resta in panne. E ieri sono arrivati i dazi di Trump, che avranno effetti su di essa, come sull’intera Europa. Nel frattempo, la Germania è senza guida. Lo sarà per settimane. E fare presto per Merz da un lato è un’urgenza per lanciare la sua leadership all’estero, dall’altro è minata dalla necessità di spuntare dai futuri alleati il massimo risultato possibile. E AfD e Linke puntano già al sorpasso dei rispettivi partiti nella loro area.
giuseppe.timpone@investireoggi.it