Milano all’ultimo stadio perde la Champions, vicenda grottesca e fonte di imbarazzo nazionale

Niente Champions League a Milano nel 2027. La Uefa revoca la manifestazione per i possibili lavori di ristrutturazione allo stadio San Siro.
20 ore fa
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Niente Champions a Milano nel 2027 per i possibili lavori allo stadio di San Siro
Niente Champions a Milano nel 2027 per i possibili lavori allo stadio di San Siro © Licenza Creative Commons

Tra un anno Beppe Sala avrà completato il secondo mandato da primo cittadino, ma dopo avere beneficiato per anni dell’effetto Expo, sembra che da un po’ di tempo la città manchi dell’amministrazione ordinaria. E’ di pochi giorni fa la notizia che Milano si confermi la capitale italiana della criminalità, secondo la classifica stilata da Il Sole 24 Ore. Alla faccia del sindaco, secondo cui in passato sarebbe più un problema di “percezione”. E mentre continua a mancare una risposta seria al caro affitti, arriva la mazzata dalla Uefa: revocata l’assegnazione della Champions League per la finale del 2027 a Milano.

Il motivo? Non c’è la garanzia che lo stadio San Siro possa per allora non essere interessato dai lavori di ristrutturazione”.

Lavori di ristrutturazione o nuovo stadio?

La vicenda è grottesca, si trascina da anni ed è diventata una farsa in salsa meneghina. Inter e Milan attendono da anni di capire se possono costruirsi un nuovo stadio nei pressi di quello attuale a San Siro. L’amministrazione cittadina preferirebbe che fosse sfruttato l’impianto attuale, il quale necessiterebbe di lavori di ristrutturazione per il caso. Le due società nicchiano, ma il progetto è rinviato di stagione in stagione tra studi di fattibilità e autorizzazioni che mancano.

Sala e il centro-sinistra a Milano si sono sempre fregiati di essere stati in grado di fare del capoluogo lombardo un’attrazione per i grandi eventi. A parte il fatto che Expo 2015 venne assegnata quando al governo nazionale c’era Silvio Berlusconi e alla guida di Palazzo Marino l’allora sindaca del centro-destra Letizia Moratti, la revoca della Champions a Milano sconfessa tali presunte capacità. A uscirne a pezzi è l’immagine non solo della città, bensì del sistema Italia.

Tempi lunghi, immagine appannata

Altrove, gli stadi si ristrutturano in men che non si dica e persino se ne costruiscono di nuovi nell’arco di un’annata.

In Italia parliamo da decenni sulla necessità di tendere agli stadi di proprietà. Poi, accade che due tra le principali società di calcio in Europa decidano di costruire un nuovo impianto e l’amministrazione comunale la trascini per le lunghe con anni e anni di discussioni e senza essere capace di fornire agli interlocutori dati e date certi. L’unico obiettivo apparentemente chiaro di Sala sembra di impedire che la costruzione di uno o due stadi avvenga all’infuori della città, magari a Rozzano e San Donato Milanese.

A Palazzo Marino c’è stata la consegna del silenzio dopo l’umiliazione subita. La mancata Champions a Milano non solo produrrà un mancato giro d’affari stimato in 100 milioni di euro, ma oltretutto si traduce già nell’appannamento dell’immagine di una città che si fregia di essere l’unica tra le grandi italiane a potersi definire “europea”. Senonché in Europa il processo decisionale è molto più breve e trasparente. Gli stessi tempi di realizzazione di una struttura appaiono distanti anni luce dagli standard italiani e persino meneghini.

Niente Champions: a Milano il marketing non basta

Lo smacco più grande sarebbe la riassegnazione della manifestazione calcistica in favore di Roma, come da voce che circola. La Capitale delle buche, che certo non è esempio di buona amministrazione, soffierebbe sotto il naso un evento alla rivale per eccellenza. La Champions a Milano sarebbe stata sfoggiata con prosopopea dalla giunta uscente, che adesso è costretta a leccarsi le ferite. I grandi eventi non si attirano solamente col marketing spicciolo, aspetto sul quale Sala è stato indubbiamente bravo, bensì facendo le cose. E qui si è rivelato molto più modesto di quanto egli stesso si consideri. Il centro-sinistra si è quasi vantato della speculazione edilizia di questi anni, salvo cambiare comunicazione quando è emerso nitidamente che si fosse tradotta in affitti e prezzi delle case proibitivi per i più.

Ma la fuffa mediatica non può celare il crimine dilagante, la fuga della classe media e l’impasse burocratico-amministrativa nella realizzazione delle infrastrutture.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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