Il governo M5S e Lega si appresta a varare la mini flat tax, provvedimento sottoscritto da entrambe le forze politiche e che – come facilmente intuibile – deriva dalla più corposa flat tax, per la quale non ci sarebbero soldi a sufficienza (se si prendono in considerazione le altre misure che l’esecutivo è chiamato ad introdurre nella Legge di Stabilità per il 2019, tra cui reddito di cittadinanza e quota 100). Prima di giurare davanti al presidente della Repubblica, l’attuale premier Giuseppe Conte aveva dichiarato che avrebbe dato vita al governo del cambiamento.
Perché potrebbe essere più conveniente
Giuliano Mandolesi, noto commercialista, in un approfondimento elaborato per il portale Startmag ha sottolineato come con la nuova mini flat tax essere Partita Iva sarà più conveniente che avere un contratto come lavoratore dipendente. Ancora meglio se si ha una start up. Prendendo come punto di riferimento un guadagno annuale pari a 100 mila euro, il carico fiscale per i possessori di Partita Iva ammonterebbe a un totale di 11.700 euro. Una cifra ben più contenuta rispetto a quella che un lavoratore dipendente si vede sottratta dal proprio datore di lavoro, somma pari a 36.170 euro a cui si devono poi aggiungere anche addizionali comunali e regionali, come spiega il commercialista Mandolesi.
Differenziazione relativa al carico fiscale
Dai calcoli proposti dal professionista, con l’avvento della mini flat tax si arriverebbe ad una netta differenziazione relativa al carico fiscale per gli imprenditori e per chi è assunto con un normale contratto di lavoro dipendente. Il rischio è che si vengano a creare forti disparità tra chi ha una Partita Iva e chi è lavoratore dipendente.
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