Il mistero della corona norvegese, che contro l’euro perde il 35% dal 2012

La corona norvegese è diventata una moneta relativamente debole, nonostante l'economia nazionale vada a gonfie vele.
4 giorni fa
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Corona norvegese debole
Corona norvegese debole © Licenza Creative Commons

Con un Pil pro-capite di oltre 87.000 dollari, i suoi abitanti risultano essere tra i più ricchi al mondo e davanti agli americani. Ogni anno chiude il bilancio in attivo e nel 2022 lo ha fatto per il 25,6% del Pil. Ha un debito pubblico molto basso, che diventa negativo calcolando gli investimenti realizzati dallo stato. Ci aspetteremmo che la sua moneta voli sul mercato dei cambi. Invece, la corona norvegese registra un costante declino da svariati anni a questa parte. Perde il 35% contro l’euro dal 2012 e, addirittura, il 52% dai massimi del 2008 contro il dollaro. Oggi scambia a 11,35 contro la moneta unica contro i 7,30 di 13 anni fa.

Corona norvegese giù con boom del fondo sovrano

Due tra i principali quotidiani finanziari al mondo, Financial Times e The Economist, nei mesi scorsi hanno parlato di “mistero” alla base della debolezza valutaria di Oslo. Come può la corona norvegese essere così debole, quando parliamo di un’economia tanto solida da fare invidia ad ogni altra al mondo? Ciononostante, i titoli di stato a 10 anni offrono attualmente il 4% contro il 2,70% della Germania. Ma il debito pubblico della Norvegia non arriva al 43% del Pil e nel frattempo lo stato impiega le entrate fiscali da petrolio e gas nella creazione di un fondo sovrano, arrivato alla bellezza di 1.620 miliardi di euro di asset investiti. Considerate che questi ammontano a 3,6 volte il Pil.

In pratica, ogni cittadino beneficia di 291.000 euro di investimenti statali in azioni, obbligazioni e immobili. E allora perché tutto ciò non si sta riflettendo nella corona norvegese? Nelle ultime settimane il cambio guadagna il 3,8% contro l’euro e il 7,2% contro il dollaro. Tuttavia, la Norges Bank tiene i tassi al 4,50% contro il 2,50% fissato dalla Banca Centrale Europea (BCE). Non può fare altrimenti con un’inflazione che ancora a febbraio stava al 3,6% contro il 2,3% dell’Eurozona.

Tassi e inflazione in Norvegia

Il cambio tende a riflettere la politica monetaria. Dopo la crisi finanziaria del 2008, Oslo era riuscita ad alzare i tassi con maggiore convinzione dell’Eurozona. Anzi, la Norvegia si ritrovò inondata di capitali, similmente alla Danimarca o alla Svezia, a seguito del panico esploso attorno all’euro.

Tassi Norvegia ed Eurozona a confronto
Tassi Norvegia ed Eurozona a confronto © Licenza Creative Commons

Dal grafico si evince che i tassi di interesse in Norvegia siano stati nell’ultimo decennio perlopiù sopra i livelli BCE. In teoria, la corona norvegese si sarebbe dovuta tendenzialmente apprezzare contro l’euro, similmente a quanto fatto dal dollaro. Ma un altro grafico svela il possibile “mistero” che c’è dietro.

Inflazione Norvegia ed Eurozona a confronto
Inflazione Norvegia ed Eurozona a confronto © Licenza Creative Commons

Cambio vittima del successo

L’inflazione in Norvegia è stata anch’essa tendenzialmente superiore a quella dell’Eurozona. Ciò si è tradotto in tassi reali inferiori. Una spiegazione che convince fino ad un certo punto, forse. E se il problema della corona norvegese fosse il successo dell’economia scandinava? L’anno scorso, le esportazioni di petrolio e gas sono valse qualcosa come 1.100 miliardi in valuta locale, il 61% delle esportazioni complessive.

E queste ammontavano al 35% del Pil. La quota rispetto al 2012 rimane invariata, ma le esportazioni totali allora incidevano per il 45% del Pil.

In valore assoluto, le entrate fiscali da petrolio e gas sono state pari a 701 miliardi nel 2024 contro i 380 miliardi del 2012. Sappiamo che dalla crisi dell’energia di questi anni la Norvegia ci ha guadagnato, rimpiazzando la Russia quale principale esportatore verso l’Europa. Il punto è che lo stato incassa tanto dalle sue materie prime, ma ne investe le entrate all’estero tramite il fondo sovrano. Pertanto, questo enorme afflusso di denaro è convertito in dollari, euro, sterline, yen, ecc. La corona norvegese non ne trae affatto beneficio. Anzi, sta accadendo qualcosa di paradossale: più il fondo cresce di dimensioni rispetto al Pil, più impatta negativamente il cambio.

Corona norvegese ancora safe asset?

Infine, c’è da dire che l’economia norvegese, che resta relativamente di piccole dimensioni per via della sua scarsa popolazione (appena 5,5 milioni di abitanti), è molto esposta ai cicli del petrolio. Fino al 2012 la corona norvegese era forte quando le quotazioni erano alte. Quando queste ripiegarono, si è indebolita e ciò ha generato inflazione in patria. Non a caso, nei due anni alla primavera del 2022 il cambio segnava un rialzo di oltre il 20% contro l’euro in coincidenza con la ripresa del greggio fino a più di 100 dollari al barile. Resta il dubbio se considerare ancora questa valuta “safe asset”. Potrebbe essere stata ipervenduta negli ultimi anni. Di certo è che ve n’è poca in circolazione, così come i titoli del debito in essa denominati. E questo non gioca a favore di un suo ruolo globale.

giuseppe.timpone@investireoggi.it 

 

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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