Le dichiarazioni dei redditi con cui gli italiani hanno a che fare ogni anno sono adempimenti da prendere sempre con cautela, poiché gli errori sono dietro l’angolo. Sbagliare una dichiarazione dei redditi può portare un contribuente a diventare un debitore nei confronti del Fisco. Minore imposta versata, maggiore imposta recuperata e differenze dalla risultanza della dichiarazione dei redditi trasformarsi in cartelle esattoriali, ma solo se il contribuente sottovaluta la situazione e non sfrutta le soluzioni di vantaggio disponibili.
Modello 730 sbagliato, ecco come risolvere dopo l’avviso di accertamento
Sbagliare una dichiarazione dei redditi non è una situazione difficile.
Una cartella esattoriale contiene sanzioni e interessi, che portano il contribuente a dover pagare molto di più rispetto a quanto avrebbe dovuto dovuto con un 730 in regola, e comporta il rischio di pignoramento e fermo amministrativo. Tuttavia, una dichiarazione dei redditi sbagliati con soldi in più da versare non diventa immediatamente una cartella esattoriale.
Ci vuole tempo, durante il quale il contribuente può regolarizzare la situazione, sfruttando anche le agevolazioni offerte dal Fisco per evitare di finire nei meandri delle cartelle esattoriali vere e proprie.
Maggiore imposta da versare, ecco le soluzioni che precedono la cartella esattoriale
In generale, l’iter con cui un debito derivante da una dichiarazione dei redditi errata diventa cartella esattoriale è sempre lo stesso. Si passa dall’avviso bonario, ovvero un avviso di accertamento che è il passaggio preliminare al ruolo, ossia il debito che diventa cartella esattoriale. Un debito derivante dal 730 è un debito verso l’Agenzia delle Entrate.
Una volta diventata cartella esattoriale, il debito è dovuto all’Agenzia delle Entrate Riscossione, e la situazione peggiorare. Ecco perché è necessario risolvere il tutto il prima possibile con l’Agenzia delle Entrate, evitando così la riscossione e le cartelle esattoriali.
Modello 730 sbagliato, come fare con l’avviso di accertamento senza arrivare alla cartella esattoriale
L’avviso di accertamento o avviso bonario parte sempre dai controlli formali che l’Agenzia delle Entrate avvia sulla dichiarazione dei redditi di un contribuente alla ricerca di eventuali errori o omissioni. Quando emergono maggiori imposte da versare, le Entrate inviano al contributore una lettera chiedendo di regolarizzare la situazione prima di passare alla riscossione forzata.
Si ricorda che per maggiore imposta da versare si intende anche un eventuale rimborso IRPEF percepito ma non spettante. Per esempio, un contribuente che ha ricevuto 500 euro di rimborso IRPEF per detrazioni e spese scaricate, se doveva riceverne solo 200, si trova con 300 euro di rimborso da restituire e quindi di IRPEF a debito.
La guida pratica all’adempimento salva contributore
Una volta ricevuto l’avviso bonario, il contributore ha 30 giorni per decidere il da farsi. Sono 30 giorni decisivi per evitare di finire nelle cartelle esattoriali. Se dispone della documentazione che giustifica l’errore, deve inoltrare un’istanza di annullamento allegando la documentazione.
In alternativa, deve pagare il debito entro 30 giorni dalla ricezione dell’avviso bonario. In questo caso, si può ottenere uno sconto sulle sanzioni, poiché il pagamento consente di beneficiare di sanzioni ridotte. Chi non ha liquidità sufficiente per pagare tutto in un’unica soluzione può optare per il pagamento rateale. Il contributore può richiedere all’Agenzia delle Entrate la possibilità di pagare un avviso bonario in 20 rate trimestrali.
Questa operazione può essere completata autonomamente da un collaboratore in possesso di SPID per l’accesso all’area riservata dell’Agenzia delle Entrate, o anche senza SPID in area libera, compilando un formulario con i dati anagrafici e dell’avviso bonario ricevuto.
cco quindi le tre soluzioni per evitare di dover pagare di più con una cartella esattoriale.