C’è tensione a Chisinau, la capitale della Moldavia, in cui ieri si è celebrato il referendum consultivo per decidere sull’ingresso nell’Unione Europea. Se da un lato è stato centrato il quorum dei due terzi dei votanti per dare validità all’esito, comunque non vincolante, dall’altro il risultato è sul filo di lana. Fino alle prime luci dell’alba i “no” erano largamente in vantaggio, mentre nelle ultime ore i “da” si sono portati appena in testa con poco più del 50%.
Referendum Moldavia, sostegno a vuoto da Unione Europea
Soltanto una decina di giorni fa, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, si era recata in visita nello stato dell’Europa orientale per annunciare lo stanziamento di 1,8 miliardi di euro in tre anni. Non cifre da poco per un’economia da poco più di 15 miliardi. Sono stati promessi tanti nuovi posti di lavoro e il raddoppio degli stipendi entro la fine del decennio. Evidentemente, non è bastato per sostenere i “sì” al referendum in Moldavia, i quali eppure sembravano in netto vantaggio secondo i sondaggi.
Sandu sfiderà Stoianoglo
Se questo fosse il risultato, sarebbe una sconfitta politica per la presidente Maia Sandu, che ha voluto il referendum proprio per ottenere legittimità alla linea europeista della Moldavia in vista delle trattative con Bruxelles. La donna sta correndo per un secondo mandato e, pur in ampio vantaggio sul rivale socialista e russofilo Alexandr Stoianoglo, sta mancando l’elezione al primo turno, fermandosi al 42%. Il suo sfidante ha ottenuto il 26%, meglio delle previsioni. Può contare per il ballottaggio sui voti degli altri candidati e il bis per Sandu è diventato tutt’altro che certo.
Che ci sia nervosismo, lo denotano le dichiarazioni di questa notte del capo dello stato, che ha parlato di “attacco senza precedenti alla democrazia” moldava da parte di gang criminali legate alla Russia per influenzare l’esito di presidenziali e referendum. Mosca ovviamente nega e si gode lo spettacolo.
Repubblica nata dal collasso dell’Urss
Sandu, 52 anni, è al potere dal 2020 ed è la prima donna a ricoprire la massima carica dello stato sin dall’indipendenza della repubblica nel 1991. Ex funzionaria della Banca Mondiale, vinse quattro anni fa con un programma di lotta dura alla corruzione. E’ stata per questo appoggiata dall’Unione Europea. Quando la Russia invase l’Ucraina, la sua posizione fermamente ostile al Cremlino fu ribadita. Chisinau non intratterrà relazioni diplomatiche con Mosca fintantoché non ritirerà le sue truppe dallo stato invaso. Stoianoglo, 57 anni, è un grigio ex Procuratore generale e punta a mantenere buone relazioni con la Russia, battendosi contro l’ingresso nell’Unione Europea.
Per capire quanto il referendum in Moldavia stia intervenendo su una situazione in sé già complicata, facciamo un breve excursus su questa piccola repubblica. Nasce dalla disgregazione dell’Unione Sovietica a cui appartenne fino all’agosto del 1991. Tuttavia, in passato era stata parte integrante del territorio rumeno. E così, la parte ad est del fiume Dnestr, nota come Transnistria, in cui vive una minoranza russofila, dichiarò a sua volta l’indipendenza da Chisinau nel 1992. Da allora è uno stato de facto, non riconosciuto dalla Comunità internazionale. A sua volta poverissima, di recente sta cercando di trasformarsi in un paradiso per Bitcoin.
Economia povera tra Romania e Ucraina
La Moldavia è incastonata nel mezzo tra Romania ad ovest e Ucraina ad est e sud. Conta una popolazione di 2,4 milioni di abitanti, in calo di circa 1,5 milioni negli ultimi trenta anni.
L’ingresso nell’Unione Europea, sempre che il referendum passi, per la Moldavia non è soltanto una questione ideologica, bensì la volontà di affrancarsi dalla miseria. In pratica, oggi il Pil pro-capite qui è un po’ inferiore a quello che aveva la Romania quando divenne uno stato comunitario. Da allora, questi è salito dal 20% al 45% della media UE. A parità di potere di acquisto, è oggi al 78%. In pratica, metà della popolazione moldava vorrebbe entrare nell’Unione per ragioni culturali, trattandosi perlopiù di persone di lingua rumena, ma anche economiche. C’è la voglia di riscatto da un passato sofferto sul piano sia geopolitico che degli standard di vita.
Referendum Moldavia mostra divisioni interne
Se il referendum in Moldavia passasse anche solo con un voto, il capo dello stato sarebbe titolato in ogni caso ad avviare le trattative con la Commissione. Ma la fragilità politica di Sandu sta emergendo tutta in queste ore, peraltro inaspettatamente. Negoziare l’ingresso nell’Unione Europea con metà della popolazione ad avere votato contro, sarà compito arduo. La Russia avrà buon gioco a soffiare sulle divisioni interne. C’è il rischio di una nuova, piccola Ucraina. E non è neanche scontato che sarà la presidente uscente eventualmente a gestire il dossier. Una sua sconfitta al ballottaggio, per quanto non probabile, resta possibile dopo i risultati del primo turno. Per Bruxelles non stanno arrivando le notizie sperate. E forse la visita di von der Leyen è stata un mezzo boomerang.