E’ scontro aperto tra FIFA e i club europei sulla proposta da 25 miliardi di dollari avanzata da un ignoto consorzio per organizzare 2-3 tornei ogni 4 anni e al quale apparterrebbe la nipponica Softbank, secondo il Financial Times. Il presidente delle leghe di calcio europee, Lars-Christer Olsson, ha respinto al mittente la proposta, lamentando “scarsa trasparenza” nei processi decisionali, nonché informazioni carenti circa la proposta avanzata dai privati, che per la prima volta nella storia del calcio mondiale, vorrebbero sottrarre alla FIFA l’organizzazione di un evento.
UEFA contro FIFA a tutela della Champions League sulla super Coppa del Mondo per Club
Vediamo nel dettaglio cosa prevede la proposta e perché il calcio europeo l’ha accolta con profondo scetticismo. Il consorzio privato ha offerto 25 miliardi di dollari per organizzare 2-3 tornei ogni 4 anni, a partire dal prossimo decennio. La manifestazione sostituirebbe l’attuale Coppa del Mondo per Club, che si tiene ogni anno e alla quale partecipano le sei squadre vincitrici delle coppe continentali, tra cui la Champions League, più la squadra padrona di casa, ovvero della città in cui si organizza il torneo. La sfida di fatto diventa ogni anno tutta tra il vincitore della Champions e il club che ha vinto la Coppa del Sud America, data l’irrilevanza degli altri competitor. Nello schema proposto, la manifestazione si terrebbe ogni 4 anni e ne farebbero parte 24 squadre, di cui 12 europee.
Ora, c’è un primo problema: i numeri. Il consorzio offre 25 miliardi per un massimo di 3 tornei, ovvero tra 8,3 e 12,5 miliardi di dollari per torneo, quando nelle ultime 5 edizioni la FIFA ha incassato dalla Coppa del Mondo per Club appena 25-30 milioni e i ricavi complessivi non hanno superato i 100.
I timori del calcio europeo
Ecco, quindi, che i club europei temono che dietro vi sarebbe altro, ovvero il tentativo di svuotare di significato competizioni molto ricche come Champions ed Europa League, che dall’anno prossimo fattureranno 3,4 miliardi a stagione. Di fatto, anche senza retropensieri, la nuova versione della Coppa del Mondo per Club sarebbe una forma estesa della Champions League, in quanto si tratterebbe di ampliare la competizione europea alle altre principali squadre di calcio del resto del mondo, tra le quali sarebbero pochissime a potere ambire credibilmente a gareggiare alla pari con colossi come Real Madrid, Barcellona, Manchester United e City, Chelsea, Liverpool, Juventus, Milan, Roma, Bayern, Borussia Dortmund, Paris-Saint-Germain, etc.
Ci sono altre perplessità, poi. Infantino, in cerca della rielezione nel 2019, non ha consultato nessuno. Ha ricevuto la proposta, l’ha trattata con privati di cui non si conosce nemmeno l’identità per via di un accordo di segretezza pattuito e la sta appoggiando senza fornire dettagli. Si tratta di una governance a dir poco raccapricciante, anche perché ai diretti interessati verrebbe proposto di aderire alla riformulazione di un torneo quasi del tutto ignota nei dettagli. E cosa che impensierisce persino di più i club, l’organizzazione dell’evento sarebbe gestita dai privati, ovvero da soggetti esterni al mondo del calcio stesso, rispondendo a logiche che potrebbero anche non essere compatibili con i loro interessi.
Non finisce qua, questo è sicuro. I soldi in ballo sono tantissimi per essere rifiutati a cuor leggero. Infantino gode di qualche appoggio in UEFA, ragione per cui dall’Europa potrebbero arrivare nei prossimi mesi segnali tutt’altro che di chiusura all’offerta. Lo stesso Olsson, tuttavia, lamenta il possibile rischio di ampliare il gap finanziario tra le grandi squadre e le medio-piccole, visto che le prime attingerebbero a ulteriori risorse dalla partecipazione al torneo mondiale, arricchendosi ancora di più e allargando il fossato con i club di minore entità, rendendo meno competitivi i campionati nazionali. E l’esempio della Premier League, che con il contratto in corso ottiene circa 2,5 miliardi di sterline all’anno dai soli diritti TV e che nella scorsa stagione ha fatturato qualcosa come 4,5 miliardi, sembra dare ragione ai critici. I pacchetti relativi al calcio inglese si vendono a caro prezzo persino all’estero proprio per l’alta competitività del campionato, dove il divario tra piccole e grandi è meno accentuato che altrove. Ma se flussi immensi di nuovo denaro si dirigessero verso i grandi nomi, cosa ne restererebbe dei campionati? Le leghe europee rappresentano gli interessi di tutti i club, naturale che storcano il naso.
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