Il reddito di cittadinanza è finito per molti. Per altri, invece, continuerà fino a dicembre 2023. Dal 2024 scomparirà definitivamente per far posto ad altre misure di sostegno contro la povertà.
Il compito del governo è arduo. Si tratterà di misure che avranno sostanzialmente lo stesso principio del reddito di cittadinanza. Ossia le politiche attive del lavoro. Accompagnare chi non lavora a trovare un’occupazione.
Ma siamo sicuri che non sarà un altro flop?
La fine del sussidio
Intanto, ricordiamo che è stata la legge di bilancio 2023 (comma 313) a stabilire che nel 2023, il reddito di cittadinanza è riconosciuto nel limite massimo di 7 mesi (non più, quindi, 18 mesi rinnovabili).
Gli unici che continueranno a percepirlo ancora fino al 31 dicembre 2023 sono i nuclei familiari in cui sia presente almeno uno tra i seguenti soggetti:
- disabile (con disabilità media, grave e di non autosufficienza);
- minorenni;
- ultra sessantenne.
Inoltre, la riduzione a 7 mesi non si applica nemmeno per quei soggetti per i quali sia comunicata all’INPS la presa in carico da parte dei servizi sociali entro il suddetto termine di 7 mesi, e comunque non oltre il 31 ottobre 2023. Questi soggetti, continueranno ad avere il reddito di cittadinanza fino al 31 dicembre 2023.
Gli esempi di calcolo delle mensilità per le quali spetta ancora il sussidio nel 2023 sono esposti nella Circolare INPS n. 61 del 12 luglio 2023.
Reddito di cittadinanza, cosa c’è dopo
Con la fine del reddito di cittadinanza, sono messe in campo altre due misure, ossia l’Assegno di inclusione (ADI) e il Supporto per la formazione e il lavoro (SFL).
Il primo è un sostegno economico, in vigore dal 1° gennaio 2024, che spetta solo a condizione che ci sia effettiva di adesione a un percorso personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa.
Il Supporto per la formazione e il lavoro è in vigore già dal 1° settembre 2023. E’ una misura diretta a favorire l’attivazione nel mondo del lavoro delle persone a rischio di esclusione sociale e lavorativa mediante la partecipazione a progetti di formazione, di qualificazione e riqualificazione professionale, di orientamento, di accompagnamento al lavoro e di politiche attive del lavoro.
Entrambe le misure, dunque, mirano a dare lavoro. Anzi, dopo il reddito di cittadinanza sembra doversi essere obbligo di lavoro. Lo stesso scopo era previsto per il reddito di cittadinanza. Tutti è stato fatto, invece, in questi anni tranne che dare lavoro ai percettori di tale sussidio.