Banca Monte Paschi di Siena torna alla normalità. Ha chiuso l’esercizio 2023 con un utile di 2 miliardi e 52 milioni di euro, nettamente sopra gli 1,3 miliardi stimati. E per la prima volta dopo tredici anni staccherà una cedola di 0,25 euro per azione, pari a un dividendo complessivo di 315 milioni da distribuire ai soci. Tra questi vi è lo stato, che ancora detiene il 39,24% del capitale dopo che a novembre ha venduto il 25% per 920 milioni di euro.
Proprio il Tesoro sarebbe intenzionato a cedere un’ulteriore quota tra l’8% e il 10%.
Lock-up in scadenza
Certo, per quanto il boom delle azioni Monte Paschi in borsa nell’ultimo anno abbiano consentito allo stato di accrescere il valore teorico del capitale iscritto a bilancio, l’incasso molto improbabilmente sarà mai superiore ai 7 miliardi spesi tra 2017 e 2022 con la nazionalizzazione e la ricapitalizzazione. A conti fatti, oggi come oggi lo stato potrebbe sperare di arrivare ad incassare fino ad un massimo di altri 1,7 miliardi, da sommarsi ai 920 già ottenuti con la vendita di novembre. Arriverebbe a 2,65 miliardi, restando sotto di 4,3 miliardi rispetto al costo sostenuto con il salvataggio pubblico.
Ma quali sarebbero i tempi della seconda cessione di Monte Paschi? Sappiamo che la vendita del 25% del capitale è stata completata in data 23 novembre e da quel giorno scatta il periodo di “lock-up“ di 90 giorni, durante il quale il Tesoro si è impegnato con gli acquirenti a non cedere ulteriori quote sul mercato.
Per vendere Monte Paschi c’è prima la cedola
Il “lock-up” arriva a scadenza tra meno di un paio di settimane. Da quel momento in avanti, il Tesoro potrà offrire una nuova quota di Monte Paschi. Tuttavia, è verosimile che l’operazione non sarà effettuata prima della tarda primavera. Infatti, in data 20 maggio ci sarà lo stacco della cedola. Ad incassarla saranno coloro che in quel momento risulteranno soci. Se lo stato riducesse la propria quota prima di quel giorno, non incasserebbe il dividendo sulle azioni cedute. E ci perderebbe qualcosa come una trentina di milioni. Saranno pure pochi rispetto ai valori in gioco con la privatizzazione, ma perché rinunciarvi?
Certo, questo non implica necessariamente che la vendita di Monte Paschi avvenga da fine maggio in avanti. Se per ipotesi le azioni in borsa dovessero salire repentinamente nelle prossime settimane, risulterebbe sempre più conveniente per il Tesoro dismettere una quota subito, anziché rischiare di vendere nei mesi seguenti a prezzi minori. Il minore incasso del dividendo verrebbe così più che compensato. Salvo questo scenario, che per il momento non appare molto probabile, i tempi entro cui muoversi saranno quelli sopra indicati. La seconda quota di capitale Monte Paschi verrebbe ceduta certamente dopo la fine del “lock-up” e assai verosimilmente da fine maggio.